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Le cose più strane e curiose nel mondo

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187 risposte a questa discussione

#1 Guest_deleted32173_*

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Inviato 02 maggio 2015 - 02:21

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T i t o l i

 

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G  Giocare con la calcolatrice # Per sempre giovani # Gomma da masticare #

 Gomma da cancellare # Il gelato #

H Gli hacker # Halloween #

 Perché l'Inghilterra guida a sinistra # Ibernazione # Storia di internet # Inchiostro #

J Jolly #

K

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La moda di far vedere le mutande #  Il primo mouse # La moneta da un centesimo # La moto del futuro # La musicassetta # La storia del make up # 

Mattone # La medicina #Magnete # La mano # Inventore del microchip # Le origini della musica # Manga # Il microonde # Motore # Metro # Mimo # Microfono #

 Che cosa sono i nei # Nuvole # Storia della nudità # La neve # Il neurone # Nave # Il Natale #

 Il colore degli occhi # Ombelico # Occhiali #

  La pioggia # Quando è nata la penna # Come è nata la plastica # I peli # I palloncini # Ponte più lungo # Pianeta simile alla terra # Pantofole # Le posate # 

Pattini a rotelle # La pittura # La pasta # Psicocinesi # I pearcing # Quando è nata la prostituzione # Prigione # Polizia # Colore della pelle umana # Come si rigenera la pelle # La pornografia # La pasta # Pop corn # La patata # Pentagramma # Punto G # Pornodiva # La pila # Pentola a pressione #

Q

Record di velocità # La ruota # Rigenerazione # Reggiseno # Raggi X #

 Lo skatboard senza tavola # La scarpa più grande del mondo # Lo specchio tecnologico # La sigaretta # Sette meraviglie del mondo # Quando è nata la scrittura # Le stufe # Il sapone # La scopa # Il sonno # Suono # Sudorazione #

 Evoluzione delle strade.... # Segnali stradali # Gli slip hanno la tasca interna # La stella #

  Il tatuaggio Il telefonino #  Tempio # Il tessuto invisibile # Terremoto # Treno a levitazione magnetica # Thè la storia # La tastieraTorrone

 L' unghia #

Il vetro # Vetro alle finestre # Videogame # Vino #

 Chi inventò il water #

X

Y

Z Zanzara #



#2 Guest_deleted32173_*

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Inviato 02 maggio 2015 - 10:52

Perché in Inghilterra si guida a sinistra?

weirdcar3.jpg

In Inghilterra, Australia, Giappone e alcune nazioni dell’Africa meridionale si guida tenendo la sinistra, con il volante posizionato a destra: trattandosi di una netta minoranza (circa il 30% degli automobilisti mondiali) è pensiero comune che questi Paesi abbiano volutamente cambiato il senso di marcia per distinguersi dalla massa.

 

In realtà però non è stata l’Inghilterra a cambiare il lato di guida, bensì il restante 70% del mondo!

 

La scelta della guida a sinistra trova le sue origini in due spiegazioni, una storica ed una scientifico/meccanica: già nel Medioevo i militari sono obbligati a mantenersi a sinistra, in modo da poter sguainare la spada (che tenevano sul fianco sinistro) agilmente con la mano più forte, ossia la destra.

 

Una consuetudine militare diventa quindi un obbligo dopo le insistenti richieste di Papa Bonifacio VIII: secoli dopo sarà il rivoluzionario Robespierre a infrangere questa norma, rivoluzionando il senso di marcia come segno di protesta nei confronti della Chiesa.

 

Lo stesso Napoleone mantiene la consuetudine del senso di marcia a destra: essendo inoltre mancino i vantaggi a livello militare erano palesemente evidenti.

 

La spiegazione più tecnica invece riguarda l’assemblaggio delle prime automobili: il freno a mano inizialmente viene installato all’esterno del lato destro delle vetture, il che rendeva necessario posizionare volante e autista sullo stesso lato. Con il progresso tecnologico il freno a mano si sposta all’interno dell’auto, in posizione centrale: per favorire l’utilizzo della mano più forte (la destra) il posto di guida si sposta a sinistra.

 

 

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#3 Guest_deleted32173_*

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Inviato 04 maggio 2015 - 10:06

Il primo citofono

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Che cos’è un citofono se non un grande orecchio da cui i padroni di casa ascoltano i suoni della strada? Deve essere quello che ha pensato Adolfo Wildt, scultore dell’inizio del Novecento, quando nel 1930 gli fu chiesto di realizzare una scultura funzionale a farsi annunciare.
Anatomicamente precisa, la scultura in bronzo ha dato il nome popolare all’edificio, che infatti è conosciuto come “la ca de l’orègia”.
Si narra che raccontandogli i propri sogni e desideri, questi si avverino. Se vi capita di passare da lì, ricordatevelo.

 

 

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#4 Guest_deleted32173_*

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Inviato 05 maggio 2015 - 06:07

la moda di far vedere le mutande fuori dai pantaloni

caidos.jpg

Sembra che l'usanza di portare i pantaloni a vita bassa , con mutande ben visibili , nasca nelle carceri americane , non certo come una moda : in prigione non si possono usare le cinture ed e' facile quindi che i carcerati avessero i pantaloni che scendevano sui fianchi, lasciando in questo modo intravedere l'intimo .
I rapper americani hanno voluto in questo modo stringere solidarietà con i loro fratelli detenuti, portando anche loro i pantaloni senza cinture scesi sui fianchi ed è diventata così una moda in tutto il mondo.

 

 

 

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#5 DanieleFarro

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Inviato 05 maggio 2015 - 03:37

ahahhahah comunque ci ho provato è carino il primo gioco e funziona molto bene !


grazie comunque

Big Bang empire   :wub: 

------------->  694_big-bang-empire.jpg


#6 Guest_deleted32173_*

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Inviato 05 maggio 2015 - 03:56

La pioggia

 

 

220px-Konvektionsregen.jpg


La pioggia è la più comune precipitazione atmosferica e si forma quando gocce separate di acqua cadono al suolo dalle nuvole. Il suo codice METAR è RA (dall'inglese rain).
 
La pioggia gioca un ruolo fondamentale nel ciclo dell'acqua, nel quale il liquido che evapora dagli oceani sotto forma di vapore si condensa nelle nuvole e cade di nuovo a terra, ritornando negli oceani attraverso il ruscellamento, i laghi, i fiumi e le falde sotterranee, per ripetere nuovamente il ciclo. In tal modo si rende disponibile alla biosfera, permettendo lo sviluppo della flora e della fauna e l'abitabilità agli esseri umani.
 
In meteorologia l'ammontare della pioggia caduta si misura in millimetri attraverso i pluviometri o pluviografi: 1 mm di pioggia equivalgono a 1 litro d'acqua caduti su una superficie di 1 m². La quantità di pioggia ricevuta annualmente nelle varie zone terrestri ne classifica, assieme alla temperatura, il tipo di clima. Una parte della pioggia che cade dalle nuvole non riesce a raggiungere la superficie ed evapora nell'aria durante la fase di discesa, specialmente se attraversa aria secca; questo tipo di precipitazione è detta virga.
 
Formazione
Una nube è formata da miliardi di goccioline d'acqua, ciascuna delle quali è a sua volta formata da circa 550 milioni di molecole d'acqua. Queste goccioline sono il risultato dell'evaporazione dell'acqua da oceani, mari, corsi d'acqua dolce, vegetazione e suolo. Il vapore acqueo viene quindi portato verso l'alto da correnti ascendenti; salendo, l'aria si raffredda e raggiunge la saturazione. Tuttavia questo non è sufficiente per provocare la condensazione del vapore, dato che la goccia d'acqua formatasi tende a sua volta ad evaporare. In condizioni normali non si potrebbe avere la condensazione del vapore e quindi la formazione di nubi, neanche in presenza di sovrasaturazioni del 500%. Fortunatamente, nell'aria sono presenti particelle di pulviscolo atmosferico e cristalli di ghiaccio che agiscono come "nuclei igroscopici" o "di condensazione" (di dimensioni comprese tra 0,1 e 4 µm) che promuovono e agevolano la trasformazione di stato delle particelle di vapore.
 
Le precipitazioni e quindi la pioggia possono avvenire però solo quando la forza peso risulterà maggiore della resistenza offerta dal moto ascendente che ha portato alla formazione della nube stessa e che tende a mantenere le goccioline in sospensione. Occorrono centinaia di milioni di goccioline di nube per formare una goccia di pioggia del diametro compreso tra 200 µm e qualche millimetro. I due principali meccanismi di formazione sono l'accrescimento per coalescenza e il processo Bergeron-Findeisen.
 
Accrescimento per coalescenza
Questo fenomeno accade nelle cosiddette nubi calde con temperatura superiore a 0 °C. Le goccioline di nube più grandi, spinte verso l'alto dalle correnti ascendenti, collidono con le goccioline più piccole e in seguito a ciò, aumentano di dimensioni. Una volta raggiunto il diametro di 200 µm, le correnti ascensionali non sono più in grado di mantenerle in sospensione e quindi cominciano a cadere, ingrandendosi ulteriormente. Il processo è particolarmente efficace nel caso di moti turbolenti.
 
Processo Bergeron-Findeisen
Nelle cosiddette nubi fredde, immerse nell'atmosfera a temperature inferiori a 0 °C, il processo avviene a causa dei nuclei glaciogeni che attraggono su sé stessi le goccioline di vapore, formando microcristalli di ghiaccio. Questi s'ingrandiscono attirando le molecole di vapore, che perdono così più molecole per l'evaporazione di quante non ne perdano i microcristalli di ghiaccio. Questo è dovuto al differente valore della tensione di vapore fra il ghiaccio e l'acqua liquida. Con questo processo si producono cristalli di ghiaccio di qualche centinaio di micrometri, che risultano grandi abbastanza per cadere dalla nuvola. Durante la caduta questi cristalli possono ingrandirsi ancora per coalescenza, sia urtando gocce e goccioline sopraffuse, sia scontrandosi con altri cristalli. Una volta usciti dalla nube, se la temperatura rimane negativa o poco superiore allo zero cadono come cristalli di neve, altrimenti si trasformano in gocce di pioggia.
 
Cause
 
Pioggia convettiva
Nonostante il meccanismo di formazione della pioggia sia sempre pressoché lo stesso, le cause dell'innesco di questo fenomeno possono avere varie origini:
 
lo scontro tra fronti caldi e freddi che provoca un moto ascendente di aria umida, che raggiunge quindi il punto di rugiada e inizia il processo di coalescenza.
la pioggia convettiva, causata da un forte riscaldamento del suolo diurno che provoca un moto convettivo di umidità anche molto intenso che può scatenare temporali, in genere limitati ad un'area geografica circoscritta.
il sollevamento orografico per via della morfologia del terreno che obbliga aria umida a risalire e quindi scaricare l'acqua sotto forma di pioggia. È tipico in questo caso la formazione di un'ombra pluviometrica.
grandi eventi atmosferici che periodicamente provocano la pioggia, come i monsoni o i cicloni tropicali.
tecniche artificiali come l'inseminazione delle nuvole.
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
Le gocce di pioggia sono spesso descritte e raffigurate come a "forma di lacrima", tonde sul fondo e più strette verso la cima, ma questo è scorretto (solo le gocce d'acqua che gocciolano da qualche sorgente sono a forma di lacrima al momento che si formano). Le gocce di pioggia piccole sono quasi sferiche. Le gocce più grandi sono molto appiattite a forma di panino, quelle più grandi ancora sono a forma di paracadute. Le gocce di pioggia che risultano dallo scioglimento poco tempo prima di un fiocco di neve sono grandi e formano una rosellina di gocce più piccole quando arrivano al suolo. In media le gocce sono 1–2 mm di diametro, le più grosse sono state registrate in Brasile e nelle Isole Marshall nel 2004 con più di 1 cm di diametro. Questa grandezza è stata spiegata con la condensazione di grandi particelle di fumo o di collisione tra gocce in zone relativamente piccole con un contenuto d'acqua particolarmente notevole.
 
Generalmente la pioggia ha un pH leggermente inferiore a 6, cioè debolmente acido a causa dell'assorbimento di anidride carbonica dall'atmosfera, che a contatto con l'acqua delle goccioline dà luogo alla formazione di quantità minime di acido carbonico. In alcune aree desertiche, il pulviscolo atmosferico contiene tanto bicarbonato di calcio da bilanciare la naturale acidità della precipitazione e quindi la pioggia può essere neutra o addirittura alcalina.
 
La pioggia con un pH inferiore a 5,6 è considerata pioggia acida.
 
L'odore caratteristico che accompagna talvolta la pioggia è quello dell'ozono. Infatti, quando l'ossigeno atmosferico viene percorso da scariche elettriche (in questo caso i fulmini), perde l'originale struttura biatomica per assumere quella triatomica, l'ozono appunto. L'odore che segue una pioggia dopo un periodo di siccità viene detto "petricor".
 
La pioggia è uno dei fattori determinanti per determinare il clima di una certa regione secondo la classificazione dei climi di Köppen. Le aree tropicali tendono a ricevere grandi quantitativi di pioggia pressoché tutto l'anno data la natura convettiva dei fenomeni e possono ricevere diverse migliaia di millimetri l'anno. I deserti invece sono definiti come quelle zone che ricevono meno di 250 mm di pioggia all'anno. A latitudini più elevate i quantitativi si attestano in genere fra i 500–2000 mm, e le precipitazioni sono di origine ciclonica.
 
Quantità totale
Per quantità totale si intende l'accumulo annuale in una certa località, in genere misurato dal 1º gennaio al 31 dicembre. Si possono adottare diverse convenzioni per le date: ad esempio gli agricoltori del bacino del Mediterraneo preferiscono utilizzare l'annata agraria che va dal 1º settembre al 31 agosto (con stagione secca l'estate). I dati vengono registrati su un lungo periodo (in genere più di 30 anni) per ottenere una statistica significativa e misurare eventuali variazioni dalla norma.
 
Altezza pluviometrica
La quantità di pioggia caduta viene misurata dai pluviometri in millimetri di accumulo. A tale misura, detta anche altezza pluviometrica, corrispondono altrettanti litri d'acqua piovana su una superficie di un metro quadrato[1].
 
I millimetri di pioggia caduti in un'ora definiscono quella che viene chiamata dai meteorologi intensità della pioggia;
 
Alla maggiore intensità del fenomeno corrisponde anche un diametro maggiore delle gocce di pioggia e una velocità superiore d'impatto al suolo dovuta al fatto che le correnti ascensionali non sono in grado di rallentarne la caduta. L'intensità e il movimento delle precipitazioni possono anche essere misurate a distanza attraverso il radar meteorologico.
 
Frequenza
La frequenza corrisponde ai giorni di pioggia che si ha in un anno. Occorre stabilire un limite minimo alla quantità di pioggia per considerare un giorno come piovoso: in genere questo limite varia fra 0.2–1 mm. La frequenza può anche essere misurata mese per mese.
 
Distribuzione annuale
Per distribuzione annuale si intende la ripartizione della pioggia tra le varie stagioni dell'anno o tra i singoli mesi nel cosiddetto regime pluviometrico. Quest'ultima voce è molto importante perché regola le precipitazioni, che sono preferibili scarse ma ben distribuite piuttosto che a ingenti quantitativi concentrati in brevi periodi intervallati da periodi di siccità. Questo per non danneggiare le coltivazioni e per il beneficio della vegetazione spontanea.
 
 


#7 Guest_deleted32173_*

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Inviato 06 maggio 2015 - 06:01

I camaleonti hanno una pelle hi-tech
camaleonte.jpg

 

Proprio così: i camaleonti cambiano colore sulla base di un autentico meccanismo hi-tech che li distingue da tutti gli altri animali in grado di mimetizzarsi e nei quali i pigmenti nelle cellule della pelle si disperdono semplicemente.

Nei camaleonti, avverrebbero dei veri e propri cambiamenti strutturali che influenzano la riflessione della luce da parte della pelle, secondo i principi della fotonica. A dimostrarlo è uno studio dell'Università di Ginevra, che ha dimostrato che questi animali hanno più strati sovrapposti di cellule che riflettono la luce in maniera diversa. Un vero meccanismo hi-tech basato su un doppio strato di cellule della pelle, ognuna delle quali ha forme e comportamenti differenti.

In più, la disposizione strutturale delle cellule dello strato superiore è differente a seconda che l'animale si trovi in uno stato di rilassamento o di eccitazione. Ma esisterebbe anche un terzo strato di cellule, più profondo e più spesso, in grado di riflettere una parte sostanziale della luce nello spettro dell'infrarosso vicino.

Secondo i ricercatori, quindi, il cambiamento di colore nel camaleonte avviene con un meccanismo che un po' assomiglia a quella delle cosiddette strutture a cristalli fotonici attivi (che esistono per esempio negli opali e in alcune specie di farfalle): le cellule dello stato superficiale si comportano in modo diverso a seconda che la pelle sia eccitata o rilassata e ricordano proprio quei cristalli che in natura riescono a modificarsi, variando la velocità di propagazione della luce che li attraversa.

Insomma, l'alta tecnologia a portata di camaleonti. Quando si dice che è importante osservare la natura!

 

 

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#8 Lalla72

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Inviato 06 maggio 2015 - 08:30

la moda di far vedere le mutande fuori dai pantaloni

vitabassa.jpg

Sembra che l'usanza di portare i pantaloni a vita bassa , con mutande ben visibili , nasca nelle carceri americane , non certo come una moda : in prigione non si possono usare le cinture ed e' facile quindi che i carcerati avessero i pantaloni che scendevano sui fianchi, lasciando in questo modo intravedere l'intimo .
I rapper americani hanno voluto in questo modo stringere solidarietà con i loro fratelli detenuti, portando anche loro i pantaloni senza cinture scesi sui fianchi ed è diventata così una moda in tutto il mondo.

 

A me risulta invece che siccome per ovvi motivi le avances sessuali in carcere sono vietate, era un modo per segnalare la propria disponibilità. Come molte cose, è diventata popolare solo per il fatto che è "da carcerati" e pertanto da "duri".
Le "divise" dei carcerati sono fatte in modo da non cadere, suppongo abbiano una banda elastica come molti pantaloncini da ginnastica, altrimenti con i pantaloni cascanti ci sarebbero continui problemi anche solo per muovere i detenuti in gruppi da una parte all'altra della prigione.


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#9 Guest_deleted32173_*

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Inviato 07 maggio 2015 - 03:18

Il mouse

 

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L'ideatore di questo supporto tecnologico si chiama Douglas Engelbart, nato nel 1925 e scomparso nel 2013, che con mille problemi e difficoltà assieme a diciassette colleghi creò l'Augmentation Research Center. Nacque così il progetto dell'NLS: computer come estensioni delle capacità cognitive e di comunicare.

Il 21 giugno 1967 ottenne il brevetto per il suo indicatore di posizione X-Y per display: il mouse.

Durante la Joint Computer Conference al Convention Center di San Francisco, nel 1968, si svolse la dimostrazione pubblica del progetto al cospetto di oltre mille esperti. È possibile osservare le immagini dell'evento che pose le basi di tutto quello che è l'utilizzo odierno del pc.

L'idea di Engelbart era quella di migliorare il modo di lavorare delle persone. Utilizzare ipertesti, wordprocessor, tastiera e mouse e finestre, comunicazione a distanza, telelavoro, ecc. Se oggi si utilizzano il mouse e l'ipertesto, lo si deve a Douglas.

Alcuni anni dopo la Xerox produsse il primo computer dotato di Interfaccia grafica e mouse, lo Xerox Star. Successivamente Steve Jobs (della Apple Computer), vedendo una dimostrazione alla Xerox dell'uso del mouse, sviluppò una versione più avanzata della stessa idea, aumentandone l'usabilità, chiamata Lisa. Ancora oggi, in tutti i pc del mondo, viene sfruttato lo stesso concetto ideato allora.

Ancora nel 2002, a 77 anni, la creatività e l'entusiasmo di Engelbart, dopo quella scoperta, non si sono fermati. Nelle sue parole, di una modernità sconcertante, c'è il suo successivo progetto.

 

 

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#10 Guest_deleted32173_*

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Inviato 08 maggio 2015 - 05:01

Come nasce la coca cola

Cocacola_bottle.jpg

Antropologicamente parlando la "Coca-Cola" fu inventata dal farmacista statunitense John Stith Pemberton l'8 maggio 1886 ad Atlanta, inizialmente come rimedio per il mal di testa e per la stanchezza. Il primo nome che venne dato alla bevanda fu "Pemberton's French Wine Coca". Quella di Pemberton era una variazione del cosiddetto "vino di coca" (o Vin Mariani), una miscela di vino e foglie di coca che aveva avuto largo successo in Europa quando era stata creata dal farmacista còrso Angelo Mariani.

L'alcol venne in seguito sostituito con un estratto delle noci di cola, una pianta tropicale reputata non dannosa per la salute. Dall'uso combinato dei due ingredienti principali, la coca e la cola, la bibita acquisì il nome attuale. Quando anche la coca venne bandita (dalla pianta si estrae infatti la cocaina), venne scartato l'alcaloide dagli estratti dalle foglie di coca, mentre la cola (in noci) continuò a essere utilizzata.

Nonostante la scoperta, Pemberton accumulò forti debiti e per 2.300 dollari vendette formula e diritti della Coca-Cola ad Asa Candler, uomo d'affari che aveva intuito il potenziale della bevanda e compreso l'importanza della pubblicità per diffonderla e per sbaragliare la concorrenza. Dopo la quotazione in borsa dell'azienda nel 1919, la Coca-Cola cominciò la sua diffusione mondiale negli anni venti, trasformandosi in un 'business' di grandi dimensioni, gestito dalla The Coca-Cola Company con sede a New York, e che comprende ulteriori bibite (meglio note col nome di bevande gassate) come la Fanta, la Sprite e altre.

Nel 1927 la Coca-Cola viene importata anche in Italia. Nel 1960 comparve la prima Coca-Cola in lattina, mentre nel 1980 anche quella in bottiglia PET. La bibita è disponibile nella maggioranza dei luoghi di ristorazione del mondo, ed è la bevanda per eccellenza nei fast food. Il marchio è stato più volte indicato da numerose ricerche come il più conosciuto al mondo.[1] La maggior rivale della Coca-Cola è la Pepsi, ma ne esistono moltissime imitazioni.

La Coca-Cola vanta diversi luoghi legati interamente al marchio, tra i quali un museo ad Atlanta, sede della compagnia, e alcuni negozi di merchandising, i World of Coca-Cola di New York e Las Vegas. Tra il 2013 e il 2015, in seno al progetto 5by20, migliorare le condizioni di 5 milioni di donne nel mondo entro il 2020, aprirà in 20 paesi 2000 eco-chioschi per fornire acqua potabile, elettricità, farmaci e internet gratis in risposta alle accuse di pubblicità ingannevole e dell'aumento dell'obesità, soprattutto quella infantile. A gestire questi chioschi saranno donne o piccoli imprenditori locali di Africa, Asia, Sud America e Nord America[2].

 

Coca-Cola cambia il tappo e la bottiglia diventa............

CC_13-1.jpg

Una pistola ad acqua, uno spray per detersivi, un pennarello, sono alcuni dei nuovi tappi che abbinati alla bottiglia vuota di Coca-Cola la trasformano in altrettanti oggetti di uso quotidiano.

L’esperimento sarà lanciato in Vietnam, dove la compagnia ha intenzione di distribuire 40mila kit con 16 diversi tipi di tappo per trasformare le bottiglie vuote in temperamatite, lampade, dosatori per shampoo e persino contenitore per fare bolle di sapone.

L’intento è dare una seconda vita a un oggetto che i più ritengono un ingombrante rifiuto destinato alla discarica. Lo spot realizzato dalla Coca-Cola è molto chiaro e anche simpatico.

Il progetto nasce dall’esigenza di Coca-Cola di affrontare, con azioni concrete, le critiche sull’impiego massiccio di plastica che finisce nelle discariche. In alcune zone l’impegno è maggiore tanto che si utilizzano bottiglie di plastica riciclabile realizzate in parte con le piante. Queste campagne “ecologiche” che favoriscono il riutilizzo degli imballaggi non sono una novità in occidente, ma sono più insolite in Asia, dove la consapevolezza dei problemi ambientali non è così sviluppata.

 

 

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#11 Guest_deleted32173_*

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Inviato 09 maggio 2015 - 05:32

Quando è nata la penna

penna_generico.jpg

Il concetto di utilizzare una sfera all'interno di uno strumento di scrittura, come metodo per applicare dell'inchiostro su carta esiste dal XIX secolo. In queste invenzioni un tubo sottile veniva riempito d'inchiostro, la sommità del tubo veniva bloccata da una piccola pallina, montata in modo che non potesse scivolare dentro il tubo o fuoriuscire dalla penna. Quando la punta della penna veniva fatta scorrere sulla carta, la pallina girando trascinava con sé l'inchiostro disegnando così sulla carta.

Il primo brevetto di una penna a sfera[5] è stato rilasciato il 30 ottobre 1888 ad un conciatore di pelli di nome John J. Loud.[6] Questi stava tentando di costruire uno strumento di scrittura in grado di scrivere sui suoi prodotti in pelle, cosa che le penne stilografiche di allora non potevano fare. La penna di Loud era composta principalmente da un tubo contenente l'inchiostro, ed una piccola sfera rotante di acciaio inserita sulla punta. Anche se poteva essere usata per marcare superfici ruvide come il cuoio, si rivelò troppo grossa per scrivere lettere sulla carta. In assenza di redditività commerciale, il suo potenziale non fu sfruttato e il brevetto alla fine decadde.

La fabbricazione di penne a sfera economiche e affidabili come le conosciamo adesso nasce dalla sperimentazione, dalla chimica moderna e dalla capacità nel XX secolo di produrre oggetti meccanici di precisione.[3] I brevetti depositati in tutto il mondo durante lo sviluppo iniziale, testimoniano molti dei tentativi falliti di produrre penne a livello commerciale.[7] Le prime penne non depositavano in modo uniforme l'inchiostro, si verificavano fuoriuscite d'inchiostro o la punta si ostruiva facilmente; questi sono stati alcuni degli ostacoli che gli inventori hanno dovuto affrontare nel corso dello sviluppo di penne a sfera affidabili.[4] Per esempio se la presa della sfera fosse troppo stretta o l'inchiostro troppo spesso, questi non avrebbe raggiunto la carta. Se la presa della sfera invece fosse troppo lenta o l'inchiostro troppo fluido, la penna avrebbe avuto perdite o poteva macchiare.[4] Un determinata fluidità e viscosità dell'inchiostro, il serbatoio d'inchiostro pressurizzato a pistone, le molle, l'azione capillare e la gravità sono alcune delle tecniche che hanno permesso di risolvere questi problemi.[8][9]

László Bíró, un giornalista ungherese, frustrato dalla quantità di tempo sprecato a riempire le penne stilografiche e pulire le pagine macchiate, notò che gli inchiostri usati nella stampa di giornali asciugavano rapidamente, lasciando la carta asciutta e senza sbavature. Decise così di creare una penna utilizzando lo stesso tipo di inchiostro.[4] Bíró si avvalse dell'aiuto del fratello György, un chimico,[4] per sviluppare la formula di un inchiostro viscoso, adatto ad essere utilizzato nella sua penna a sfera.[3]

L'innovazione di Bíró fu proprio la combinazione di un inchiostro ad alta viscosità con un meccanismo a sfera, che agivano in modo da evitare che l'inchiostro si asciugasse all'interno del serbatoio, consentendo così un flusso più controllato.[4] Bíró il 15 giugno 1938 depositò in Gran Bretagna un brevetto della sua penna.[1][10]

Nel 1941 i fratelli Bíró insieme ad un amico, Juan Jorge Meyne, fuggirono dalla Germania e si trasferirono in Argentina, dove formarono la Bírós Pen of Argentina e nel 1943 depositarono un nuovo brevetto.[1] La loro penna venne venduta in Argentina come Birome (dai nomi di Bíró e Meyne), tanto che in quel paese le penne a sfera sono ancora note con quel nome. Questo nuovo progetto venne autorizzato dagli inglesi, che introdussero le penne a sfera per gli equipaggi della RAF con il nome di Biro. Le penne a sfera si dimostrarono più versatili delle penne stilografiche, soprattutto in alta quota, dove le stilografiche erano più soggette a perdite di inchiostro.[4]

Nel tempo la penna a sfera subì evoluzioni ed adattamenti rispetto allo sviluppo tecnologico ed alle regioni di utilizzo; per esempio in Cina ed in altri paesi asiatici vengono preferite le punte da 0,38 a 0,7 mm di diametro, che meglio si adattano alla scrittura a ideogrammi, mentre nei paesi occidentali si preferisce la misura da 1 mm.

 

 

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#12 Guest_deleted32173_*

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Inviato 09 maggio 2015 - 09:04

Tatuaggio

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Il tatuaggio è stato impiegato presso moltissime culture, sia antiche che contemporanee, accompagnando l'uomo per gran parte della sua esistenza; a seconda degli ambiti in cui esso è radicato, ha potuto rappresentare sia una sorta di carta d'identità dell'individuo, che un rito di passaggio, ad esempio, all'età adulta.

Tatuaggi terapeutici sono stati ritrovati sulla Mummia del Similaun (ca. 3300 a.C.) ritrovata nel 1991 sulle Alpi italiane, altro ritrovamento con tatuaggi anche piuttosto complessi è quello dell'"uomo di Pazyryk" nell'Asia centrale con complicati tatuaggi rappresentanti animali o quello della principessa di Ukok (Mummia dell'Altai) databile intorno al 500 a.C. che rappresenta un animale immaginario (cervo e grifone) di un alto livello artistico, arrivato quasi intatto a noi grazie alla permanenza nel permafrost.

Tra le civiltà antiche in cui si sviluppò il tatuaggio fu l'Egitto ma anche l'antica Roma, dove venne vietato dall'imperatore Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo. È peraltro da rilevare che, prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.

È inoltre attestata nel Medioevo l'usanza dei pellegrini di tatuarsi con simboli religiosi dei santuari visitati, particolarmente quello di Loreto. Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, i soggetti sono solitamente la croce copta, la natività ed il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano e rappresentato in sella ad un cavallo con un bambino.

La religione ebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (Vaikrà) (19, 28). In particolare, l'Ebraismo vieta ogni incisione accompagnata da una marca indelebile di inchiostro o di altro materiale che lasci una traccia permanente. Anche per l'Islam tutti i tatuaggi permanenti sono vietati, come spiegato da diversi aḥadīth del profeta Maometto, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti per mezzo dell'henna, pigmento organico di color rosso-amaranto, ricavato dalla pianta della "Lawsonia inermis", "Henna" in arabo. Nella tradizione araba e anche in quella indiana sono le donne a tatuarsi con l'henna, sia le mani che i piedi; molte spose vengono completamente tatuate per la loro prima notte di nozze, infatti la sera prima delle nozze viene chiamata "Lelet al Henna" (la notte dell'henna). I tatuaggi d'henna sono estremamente decorativi, quasi sempre con motivi floreali stilizzati; quelli molto elaborati finiscono per sembrare delle opere d'arte che hanno la durata media di qualche settimana di vita. Gli uomini musulmani, specialmente i fervidi praticanti sunniti, usano l'henna per tingersi i capelli, la barba, il palmo delle mani e dei piedi; agli uomini non è consentito fare tatuaggi decorativi neanche con l'henna. Comunque c'è da dire che tra i contadini egiziani (usanza molto probabilmente derivante dall'Antico Egitto) ed i nomadi musulmani (per lo più quelli sciiti) sia le donne che i bimbi particolarmente belli, vengono tatuati in maniera permanente con piccoli cerchietti o sottili linee verticali, sia sul mento che tra le due sopracciglia. È un'usanza di tipo scaramantica, infatti il colore con cui si tatuano è l'azzurro, il colore scaramantico per eccellenza fin dal tempo dei faraoni.

Altri popoli che svilupparono propri stili e significati furono quelli legati alla sfera dell'Oceania, in cui ogni particolare zona, nonostante le similitudini, ha tratti caratteristici ben definiti. Famosi quelli Maori, quelli dei popoli del monte Hagen, giapponesi, cinesi e gli Inuit anche se praticamente ogni popolazione aveva suoi caratteristici simboli e significati.

Nella zona europea il tatuaggio venne reintrodotto successivamente alle esplorazioni oceaniche del XVIII secolo, che fecero conoscere gli usi degli abitanti dell'Oceania. Alla fine del XIX secolo l'uso di tatuarsi si diffuse anche fra le classi aristocratiche europee, tatuati celebri furono, ad esempio, lo Zar Nicola II e Sir Winston Churchill.È da segnalare che il criminologo Cesare Lombroso ritenne, in un'epoca di positivismo, essere il tatuaggio segno di personalità delinquente. La diffusione del tatuaggio in tutti gli strati sociali e fra le persone più diverse negli ultimi trent'anni relega tali considerazioni criminologiche a mera curiosità storica.

Preistoria
La pratica del tatuaggio era diffusa già nell'Italia preistorica come testimonia la mummia di Oetzi, i cui resti sono stati rinvenuti nel ghiacciaio del Similaun nel 1991. Ma le testimonianze sull'effettiva continuità della pratica del tatuaggio sono sporadiche. In genere le popolazioni protoceltiche e Liguri erano dedite a tali pratiche.

Antica Roma
Plinio e Svetonio testimoniano che gli schiavi romani venivano marchiati con le iniziali del proprio padrone o, nel caso fossero stati sorpresi a rubare, erano marchiati a fuoco sulla fronte. Lo stesso supplizio venne inflitto ad alcuni martiri cristiani, come Teofane e Teodosio.

Lo praticavano i soldati romani che furono influenzati dalle usanze dei Britanni, con i loro corpi dipinti, e dai Traci, feroci gladiatori spesso tatuati come testimonia Erodoto, al punto che i legionari iniziarono tatuarsi il nome dell'Imperatore, sebbene la pratica fosse malvista dalle autorità.

Il fatto che Costantino nel 325 d.C. abbia proibito il tatuaggio sul viso ai cristiani di tutto l'Impero Romano perché ”deturpava ciò che era stato creato ad immagine di Dio” fa pensare che ci fosse l'abitudine da parte dei primi cristiani di marchiarsi per testimoniare la propria fede.

Proibizione
Il tatuaggio venne di fatto definitivamente proibito da Papa Adriano I nel 787 durante il Concilio di Nicea e tale veto venne ribadito da successive bolle papali, tanto che questa pratica scompare in ogni cronaca del tempo.

Clandestinità
Nonostante il divieto ufficiale, l'abitudine a segnare indelebilmente il corpo sopravvisse, spesso in clandestinità, soprattutto nelle classi meno abbienti, fra i soldati e in alcuni luoghi di culto cristiani come il Santuario di Loreto. Qui, fino alla metà degli anni Cinquanta, esistevano i frati marcatori, ovvero frati che incidevano piccoli segni devozionali fra i pellegrini.

I segni tatuati nel Santuario di Loreto venivano effettuati sui polsi o sulle mani ed erano simboli cristiani o soggetti “amorosi”: i primi, inizialmente molto semplici come una croce o come la rappresentazione delle stigmate, si fecero via via sempre più complessi come la stilizzazione della stessa Madonna di Loreto, simboli del proprio ordine religioso, oppure segni marinareschi poiché i marinai erano i primi difensori della costa adriatica contro gli invasori turchi.

Gli attacchi dei pirati inducevano anche gli abitanti della costa a tatuarsi segni cristiani poiché, in caso di morte violenta, sarebbero stati riconosciuti come fedeli e dunque sepolti in terra consacrata.

I tatuaggi a carattere “amoroso” erano invece effettuati dalle spose come promessa a Dio e augurio e contemplavano soggetti come due cuori trafitti, frasi o il simbolo dello Spirito Santo. Anche le vedove si tatuavano, in ricordo del defunto, soggetti come il teschio con le tibie incrociate, il nome del morto o la frase “memento mori”.

L'inizio della tradizione dei marcatori di Loreto non ha date precise ma si hanno testimonianze di questa pratica già alla fine del XVI secolo. Spesso anche i Crociati o i pellegrini in visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme usavano tatuarsi simboli cristiani poiché, nel timore di essere assaliti e spogliati di ogni bene, anche oggetti sacri, potessero garantirsi una sepoltura in terra sacra.

Lombroso
Il tatuaggio riemerge dall'ombra nella seconda metà del XIX secolo, con la pubblicazione, nel 1876, del saggio L'uomo delinquente[9] di Cesare Lombroso. Egli mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente: il segno tatuato è fra quelle anomalie anatomiche in grado di far riconoscere il tipo antropologico del delinquente. Il delinquente nato mostra specifiche caratteristiche antropologiche che lo avvicinano agli animali e agli uomini primitivi e l'atto di tatuarsi di criminali recidivi è sintomo di una regressione allo stato primitivo e selvatico. L'uomo delinquente però è anche un catalogo approfondito di tutte le tipologie di tatuaggio che potevano essere reperite all'epoca: il saggio è ricco di descrizioni di tatuaggi e delle storie degli uomini che li portano, soldati ma soprattutto detenuti, criminali e disertori, fornendo così un ampio squarcio sulle usanze del tempo.

Lombroso cataloga i tatuaggi in segno d'amore (iniziali, cuori, versi); simboli di guerra (date, armi, stemmi); segni legati al mestiere (strumenti di lavoro, strumenti musicali) animali (serpenti, cavalli, uccelli); tatuaggi di soggetto religioso (croci, Cristi, Madonne, Santi). In seguito alla diffusione delle teorie di Cesare Lombroso, il tatuaggio subisce un'ulteriore censura ed è per questo che, contrariamente ad altri paesi occidentali, non nascono studi e botteghe professionali fino alla fine degli anni '70.

Nobiltà
Il tatuaggio viene praticato sia in alcuni luoghi specifici come il Santuario di Loreto e sia presso le famiglie aristocratiche, tra cui spiccano i Savoia e i D'aosta. Fra questi Amedeo di Savoia-Aosta eroe di Amba Alagi, Aimone di Savoia re di Croazia e sua Moglie Irene di Grecia, Elena di Francia moglie di Emanuele di Savoia-Aosta, Vittorio Emanuele, Maria Beatrice e Maria Gabriella figli di Umberto II di Savoia.

Riscoperta
Dalla fine degli anni '60 e inizio anni '70 in poi la cultura del tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima nelle sottoculture giovani hippy e fra i motociclisti e poi ha conquistato lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d'età.

 

 

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Inviato 11 maggio 2015 - 02:14

Che cosa sono i nei

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Ci sono quelli che gradevoli, che possono addirittura rendere più accattivante un sorriso. E quelli brutti da vedere, dai colori e dalle dimensioni preoccupanti. I nei sono sempre stati un piccolo grande mistero del nostro corpo: che cosa sono, perché si formano, che cosa significano?

Che cosa sono
Tecnicamente, si tratta di agglomerati circoscritti di melanociti, le cellule del nostro corpo che producono la melanina (a cui si deve il colore della pelle).

Tendono a essere simmetrici, di forma tondeggiante, con bordi ben definiti e colorazione omogenea. E di solito non superano i 6 mm di diametro.

Dove si formano
La maggior parte dei nei si trova sul nostro corpo fin dalla nascita.

Altri compaiono subito dopo, altri ancora si formano invece da adulti. Il loro numero può oscillare da poche unità a diverse decine.

Oltre che sulla pelle, i nei possono comparire sulle mucose (per esempio sulla bocca), sulle sclere (la parte bianca dell’occhio) e sotto le unghie.

Una volta formati, di solito rimangono nello stesso punto, pur potendo variare nella forma, nelle dimensioni e nel colore.

Ed è proprio su questi punti che va focalizzata la nostra attenzione: ogni cambiamento di cui ci accorgiamo, per questi parametri, dev’essere un segnale di allerta. A questo punto, bisogna fare un piccolo autocontrollo o recarsi da uno specialista per scongiurare, tramite una visita dermatologica, che si tratti di qualcosa di più pericoloso di un semplice (e innocuo) neo.

 

 

 

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#14 Guest_deleted32173_*

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Inviato 12 maggio 2015 - 02:36

Come è nata la plastica?

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La plastica moderna, quella che deriva dal petrolio, ha cambiato il nostro modo di vivere. ma quando è nata questa versatile materia? perché è diversa dalla plastica "antica"?

 

La creazione della Plastica
Sin dai tempi più antichi gli uomini modellavano materiali come argilla e creta per ottenere degli oggetti rigidi adatti all'uso domestico o semplicemente per abbellimento estetico.

Creta e argilla hanno una cosa in comune: la plasticità. Un materiale plastico ha, infatti, la particolarità di mantenere la forma che gli viene impressa. In natura, creta e argilla a parte, esistono tanti materiali plastici, dalla cera all'ambra, dalla colofonia (o pece greca) alla gomma arabica. Ma cosa indichiamo di solito, oggi, con la parola plastica? Scopriamolo insieme.

 

UN PO' DI STORIA
Due secoli fa, attorno al 1860, il gioco del biliardo era diventato una vera e propria moda. Le palline erano fatte d'avorio, materiale che si ricava dalle zanne degli elefanti e la cui produzoine costava tantissimo non solo in termini di denaro ma anche di vita dei poveri elefanti. Ecco perché, nel 1863, una fabbrica di New York offrì 10mila dollari a chi avesse inventato un materiale economico per sostituire l'avorio. Chi ci riuscirà e quando?

 

LA CELLULOIDE: PRIMA MATERIA PLASTICA ARTIFICIALE
Così, dopo sei anni, nel 1869, il tipografo John Hyat inventò la celluloide, materiale usato per creare pettini, dentiere, manici di spazzole e tanti altri oggetti. La celluloide è la prima sostanza plastica artificiale formata da canfora (una cera plastificante che si trova in natura) azoto e cellulosa. La vera svolta arrivò però nel 1889, quando la Kodak utilizzò la celluloide per produrre la pellicola fotografica e cinematografica. Il problema? La celluloide era estremamente infiammabile.

 

LA BACHELITE: PRIMA MATERIA PLASTICA SINTETICA
Per ottenere la prima plastica sintetica, ossia ottenuta senza usare sostanze naturali (come nella celluloide, vedi sopra), bisogna aspettare il 1909. Il chimico belga-americano Leo Baekeland riuscì a creare la bachelite, una sostanza composta da fenolo e formaldeide che si modellava con il calore e che, una volta raffreddata, non poteva più cambiare forma, neanche riscaldandola nuovamente. Si trattava della prima plastica termoindurente (che cioè diventa dura con il calore). Oggi è ancora usata oggi in vari oggetti: dai manici delle pentole agli interruttori, fino ai componenti delle auto.

COME LA PLASTICA SI E' DIFFUSA IN TUTTO IL MONDO
Negli anni '20 del secolo scorso cominciarono i primi esperimenti per creare materiali plastici usando il petrolio. Bisogna però aspettare fino agli anni '30 per arrivare all'invenzione del plexiglass. Avete presente quel meraviglioso materiale che è simile al vetro invece è di plastica? Beh, fu inventato nei laboratori tedeschi, deriva dal petrolio e in seguito alla sua invenzione arrivarono pure il PVC e il poliuretano.

Dagli anni '30 in poi la storia delle plastica fu tutta una serie di successi:
Nel 1933 in Inghilterra si inventa il polietilene
Nel 1938 in America nasce il nylon, la fibra sintetica usata per i tessuti
Nel 1954 l'italiano Giulio Natta inventa il "moplen", la plastica ancora oggi usata per vasche e vaschette, anche alimentari. Per questa invenzione riceverà il premio Nobel.
E così, in appena 20 anni, la corsa dei materiali plastici non si è più arrestata e tutt'ora si continuano a sperimentare e a inventare nuovi tipi di plastica.

 

 

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Inviato 13 maggio 2015 - 06:10

l’auto che vola

 

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Presentata in forma definita l'auto che si trasforma in un aereo: un prototipo che fa sognare nuove forme di mobilità.
AeroMobil 3.0: l’auto che vola
SPETTACOLO AFFASCINANTE - Non c’è dubbio: la dimostrazione della AeroMobil 3.0 ha fatto colpo. Del resto un mezzo che si presenta come un’automobile sia pure dalle forme un po’ fantascientifiche, e poi si trasforma in un aeroplano (guarda il video qui sotto) allargando due larghe ali e prendendo il volo, bé i presupposti per richiamare l’attenzione e stupire li ha proprio tutte.

DOPPIA PERSONALITÀ - Ed è proprio quello che ha fatto l’AeroMobile 3.0, presentato al Pioneer Festival di Vienna svoltosi il 29 e 30 ottobre, e pronto a diventare oggetto di una operazione imprenditoriale. Da tempo ha avuto l’omologazione come aereo leggero e ora deve affrontare i test per essere riconosciuto un velivolo a pieno titolo.

UN’IDEA CHE VIENE DA LONTANO - L’AeroMobil 3.0 è l’ultimo stadio di un’idea nata in modo embrionale addirittura nel 1990, poi realizzata in maniera più concreta nel 2007 e quindi sviluppata negli ultimissimi anni attraverso i prototipi AeroMobile 2.0, quindi AeroMobile 2.5 per approdare infine all’attuale 3.0.

IL PROFILO TECNICO - Il veicolo-velivolo è lungo 6 metri e in assetto auto ha una larghezza di 2,24 m, mentre ad ali aperte, cioè in configurazione da aereo, arriva a una larghezza di 8,75 m. Ha due posti, e il peso complessivo è di 450 kg, e a muoverlo è un motore Rotax 912. La carrozzeria è in fibra di carbonio, che “veste” il telaio in acciaio.

DECOLLA A 130 KM/H - La velocità massima quando si muove su strada è di 160 km/h, con un consumo medio dichiarato di 12,5 km/l e una autonomia di 875 km. Una volta aperte le ali (con movimento “a compasso”) assume la struttura di un aeroplano, che ha la sua velocità di decollo a 130 km/h. La velocità minima di volo dichiarata è di 60 km/h, mentre quella massima è di 200 km. L’autonomia in volo è di 700 km, con un consumo di 15 litri all’ora. Per decollare ha bisogno di circa 200 metri e per atterrare gliene bastano 50.

 

 

 

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Inviato 14 maggio 2015 - 05:37

Lo skateboard senza la tavola

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Si chiama Post Modern Skate, due ruote indipendenti senza piano d’appoggio. Funziona più o meno come un paio di pattini in linea

 

Sembra impossibile, eppure funziona: è lo skateboard postmoderno, dove la board viene eliminata e resta lo skate, ovvero due ruote e basta – che poi chiamarle ruote non è esattamente appropriato.
Non a caso si chiama Post Modern Skateboard.

Lo si trova in vendita nella catena americana Hammacher Schlemmer per 100 dollari ed è costituito da due ruote cave sulle quali sono montate due piastre in cui infilare i piedi. Non ha niente a che fare con lo skate elettrico o con quello impossibile di Ritorno al Futuro. Qui si usano i muscoli e l’equilibrio per farlo andare. Lo si gestisce più o meno come un paio di pattini in linea, i ‘roller’, spingendosi sulle strade attraverso il moto creato dal movimento laterale.

Volendo, le due ruote possono essere tenute vicine tramite un tubo che le collega, per imparare a usarlo in sicurezza.

 

 

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Inviato 15 maggio 2015 - 05:05

La moneta da un centesimo

 

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centesimomole-2.jpgContinua a tener banco il "caso" della moneta più piccola che vale una fortuna. Per capire se avete un piccolo patrimonio in tasca guardate con attenzione cosa c'è su retro

Controllate nelle vostre tasche e soprattutto sbirciate il retro di ogni moneta da un centesimo che troverete. La monetina di piccolissimo taglio potrebbe rendervi un po' più ricchi.

Sul mercato sono stati infatti messi 7mila pezzi da un cent con la stampa della Mole Antonelliana anziché Castel del Monte. Il simbolo di Torino non dovrebbe stare su un lato delle monetine da 1 cent, ma solo su quelle da 2 cent.

Una particolarità tipografica che, come ovvio, fa impennare il valore dello spicciolo: gli esemplari in giro valgono 250mila volte il loro valore nominale, ossia 2.500 euro.

 

 

 

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#18 Guest_deleted32173_*

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Inviato 16 maggio 2015 - 02:33

LA COLLA

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La storia dell'adesivo risale addirittura agli Antichi Egizi, che usavano sostanze adesive in medicina (proprio come classici cerotti), ma servivano anche a pubblicizzare i prodotti nei vari mercati del tempo. I primi veri antenati degli adesivi arrivarono in Europa alla fine del 1800, dove etichette adesive colorate, stampate su carta gommata, permettevano di identificare più facilmente le merci. Inizialmente questo sistema veniva utilizzato per la frutta, dove la grande concorrenza spingeva i vari produttori a far disegnare delle etichette sempre più colorate e accattivanti, che venivano "attaccate" al lato delle cassette. Dalle cassette di frutta, gli adesivi, hanno iniziato a diffondersi anche su quelle della verdura e sui cartoni del latte.

Originalmente il retro dell'adesivo era ricoperto di colla a base di gomma poi lasciata asciugare. Una volta bagnata questa recuperava la sua adesività e il foglietto poteva attaccarsi ad una superficie. Questo sistema lo ritroviamo fino alla fine della metà del secolo scorso.

Gli adesivi turistici sono diffusi ancora oggi e la moda portava i viaggiatori spesso ad attaccarli sulle proprie valigie; moda che ha portato ad un’evoluzione importante per gli adesivi, che da etichette per merci sono diventati un mezzo per personalizzare i nostri oggetti, per trasformare un prodotto di serie in qualcosa di unico, di nostro.

Dal sistema della carta gommata si è passati alle prime etichette autoadesive nel 1935 con la brillante invenzione dell’americano R.Staton Avery, che applicò la parte collosa ad una superficie di carta rivestita di silicone. In questo modo rimuovendo la copertura, l’etichetta, si può appiccicare ovunque senza bisogno di essere bagnata. Grazie a questa nuova veste, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’60, gli adesivi entrano definitivamente a far parte della vita di tutti, con immagini di cantanti ed attori, frasi o motti, disegni e simboli di ogni genere.

Gli adesivi di oggi sono resistenti, stampati con colori brillanti e stampati su materiali diversi dalla semplice carta.[senza fonte]

Storicamente veniva ricavata da tessuti animali come ossa, pellame e pesce oppure dal tessuto connettivo. Tra le colle di origine animale si possono ricordare le colle alla gelatina e colle di caseina. Tra le colle di origine vegetale si possono ricordare invece la colla di farina a base di amido, usata per lo più per incollare vari tipi di carta, e la gomma arabica. Oggi, però, la produzione prevalente riguarda le colle non organiche ed alcune sostanze moderne sono estremamente adesive e sempre più importanti nell'industria.

Un esempio di colle sintetiche sono i cianoacrilati; gli adesivi a base di cianoacrilato a volte sono conosciuti come "adesivi istantanei". La sigla "CA" è usata abbastanza comunemente per i gradi industriali. Altri esempi di colle sintetiche sono la colla vinilica, la colla siliconica, la colla epossidica, la colla ureica, la colla poliuretanica (colla PUR),la colla neoprenica e la colla rossa, la colla a solvente detta anche a contatto.

Esistono numerosi tipi di colla come materiale fondamentale e caratterizzante di materiali autoadesivi come i nastri adesivi, le etichette autoadesive, gli adesivi di varia natura (ad esempio le figurine, gli adesivi per automobili) e innumerevoli applicazioni industriali business to business. A seconda delle applicazioni e delle tecniche di spalmatura si possono distinguere:

 

 

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Inviato 16 maggio 2015 - 10:16

Unghia

 

L’unghia (latino ungula, diminutivo di unguis, unghia) è una struttura semitrasparente con cui finisce l'estremità delle dita di molti animali. In genere si definisce tale quella dei tetrapodi, essere umano compreso. La struttura si è evoluta filogeneticamente a partire dalla classe dei rettili, e con l'esclusione degli anfibi pipidi come lo xenopo che hanno evoluto strutture ungueali in modo indipendente, caratterizza appunto le classi rettili, uccelli e mammiferi. L'artiglio degli insetti che si articola sull'ultimo tarsomero, di origine completamente differente, viene per affinità funzionale egualmente chiamato unghia, ed è composto principalmente da chitina.

Ha come scopo facilitare la presa, contribuire alla stabilità strutturale delle dita, dare supporto a limitare l'usura delle estremità a contatto del terreno. Le varie forme di unghie prendono a seconda delle specializzazioni funzionali nomi differenti come artigli, zoccoli, ecc.

Il costituente principale è la cheratina suddivisa in più strati. L'unguis è la parte esterna e più dura, con fibre perpendicolari alla direzione di crescita. La parte sottostante è meno dura e a struttura lamellare. Le unghie delle scimmie antropomorfe e di molti altri primati sono formate solamente dalla unguis (mancando la sub-unghia), mentre altri gruppi come molti cebidi, possiedono artigli.

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Inviato 19 maggio 2015 - 05:38

La moto del futuro

 

Niente di più per vedere si arriva a Tron, Akira, o qualche altra testa di riferimento sci-fi. Ma no. Si chiama J Three Wheeler EV , ed è vero. E 'la nuova moto Kawasaki questa settimana al Salone di Tokyo. Ha tre ruote, è elettrico e può guidare in due posizioni differenti.

La moto ha due modalità di guida: una modalità Sport , in cui si inclini ad andare più veloce, e una modalità comfort , in cui la distanza tra la ruota anteriore e posteriore è ridotta e il driver è dritto.

 

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