Vai al contenuto


Le cose più strane e curiose nel mondo

informazione cultura guinness scienza

  • Per cortesia connettiti per rispondere
187 risposte a questa discussione

#21 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 20 maggio 2015 - 04:19

Peli 

calze-pelo1-thumb-572xauto-58963-478x335
Distinguiamo due tipologie di peli a seconda della dimensione:

peli terminali: sono visibili e pigmentati, sono peli terminali i capelli, la barba, i baffi, le ciglia e le sopracciglia, i peli ascellari, del corpo e di braccia e gambe.
peli del vello: sono molto sottili, non pigmentati, corti e soffici. Sono distribuiti in tutto il corpo, in particolare sul viso, sul cuoio capelluto e sulle cosce.
Il numero di peli e il ritmo di crescita degli stessi sono quasi identici nell’uomo e nella donna anche se la crescita è leggermente più rapida nella donna. Già al quinto mese il feto è dotato di peli su tutta la superficie corporea.
Il passaggio da pelo del vello a pelo terminale è evidente nell’uomo alla comparsa di barba e baffi. Lo stesso passaggio si osserva nell’uomo anziano con la comparsa di peli terminali nelle orecchie e nelle narici.

Tra le varie popolazioni i peli cambiano per colore, diametro e forma ma a livello chimico non si notano differenze. L’evoluzione ha portato l’uomo a ricevere pochissima protezione ambientale dai peli, fatta eccezione per ciglia, sopracciglia e peli nasali. Possiamo concludere che la funzione dei peli è sostanzialmente estetica, psicologica e sociale.

 

Si tende spesso a sottovalutare l’importanza dei peli pubici, soprattutto in un’epoca in cui, depilarsi, sembra sia diventata una moda in continuo aumento anche tra gli uomini.

Come anche per il resto dei peli corporei, la funzione primaria dei peli pubici è quella di mantenere stabile la temperatura della pelle. Inoltre, trattenendo il sebo secreto dalle ghiandole sebacee, proteggono la pelle e i genitali da batteri e microbi che possono insidiare quella che è la parte più sensibile del nostro corpo.

Da non sottovalutare anche la loro importanza a livello sessuale, i peli pubici, infatti, aiutano a ridurre l’attrito durante i rapporti e, infine, indicano il raggiungimento della maturità sessuale durante la pubertà.

 

 

indice



#22 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 21 maggio 2015 - 02:31

Roma, la mini casa. Sette metri quadri soppalcati

20140502_68771_minicasa5.jpg

 

ROMA - Un rifugio piccolo, anzi, piccolissimo. 

Con soli sette metri quadri soppalcati, a Roma si trova la casa più piccola d'Italia.
Un monolocale a due passi dal Pantheon che un tempo ha ospitato un'officina, un'edicola e una carrozzeria, oggi si è trasformato in una minuscola casa per vacanze ad alta tecnologia. Nonostante gli spazi ridotti, non mancano tutti l'occorrente per passare qualche giorno nella Capitale.

Il mini loft è lungo solo quattro metri ed è stato costruito nel XVIII secolo. A pensare di trasformarla in un'abitazione è stato il suo attuale proprietario, l'architetto Marco.

 

 

indice



#23 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 22 maggio 2015 - 06:31

La scarpa più grande del mondo? E’ italiana.

39a879a7e4e1b16f54a5b42664ee13dc.png

Quale è la scarpa più grande del mondo? Quanto è grande? Se vi siete fatti queste domande, sappiate che la risposta… è italiana. La scarpa più grande del mondo è infatti stata realizzata ad aprile 2013 dalla Superga, storico marchio torinese di calzature, ed è la replica del modello “2750”, probabilmente il più famoso del brand.

la scarpa più grande del mondo è italiana

La scarpa è misura 6,1 × 2,4 × 3,4 metri, ed è stata prodotta in occasione dell’inaugurazione di un “flaghisp store” all’interno dell’Harbor City Mall di Hong Kong: proprio per creare un ponte “culturale” tra Italia e Cina l’enorme scarpa è decorata con disegni che riprendono paesaggi caratteristici dall’Italia e da Hong Kong.

Proprio nel corso dell’inaugurazione, il 12 aprile scorso, è stato consegnato dal Guinness dei Primati il certificato di riconoscimento del record raggiunto.

 

 

 

indice



#24 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 23 maggio 2015 - 03:25

I PALLONCINI

640px-Balloons_in_the_sky.jpg

Prima della loro invenzione si usavano la vescica, lo stomaco o l'intestino degli animali. Questi venivano fatti seccare e poi gonfiati ad aria ottenendo così un palloncino. Nel 1824, Michael Faraday, che stava usando il lattice nei suoi esperimenti con vari gas, tra i quali l'idrogeno, creò i primissimi palloncini tagliando due strati di lattice a forma rotonda, sovrapponendoli ed unendoli assieme. I palloncini in lattice moderni furono inventati nel 1930 da Neil Tillotson, che immerse del cartone tagliato a forma di testa di gatto nel lattice liquido, creando così i primi palloncini fatti con il lattice degli alberi da gomma, Hevea brasiliensis.

 

 

 

indice



#25 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 24 maggio 2015 - 12:51

PERCHÉ FEBBRAIO HA 28 GIORNI?

28-febbraio.jpg

Lo sanno tutti: febbraio è l'unico mese dell'anno che non è costituito da 30 o da 31 giorni. Di giorni ne ha infatti solo 28, che diventano 29 negli anni bisestili. Ma perché? Non era più naturale avere meno mesi da 31 giorni e allungare a 30 giorni anche febbraio? Qual è l'origine di questa anomalia?

Il calendario che adottiamo oggi nella maggior parte dei paesi del mondo, il calendario gregoriano, è una riforma del calendario giuliano promulgato da Giulio Cesare nel 46 a.C. che a sua volta derivava dagli antichi calendari romani.

Prima della riforma di Giulio Cesare i calendari in uso nell'antica Roma subirono diversi cambiamenti, ripercorrendo i quali si intuiscono le risposte alle nostre domande.

Il calendario di Romolo era costituito da dieci mesi con 30 e 31 giorni ciascuno, iniziava con il mese di marzo (Martius) e terminava con dicembre (December):

Calendario di Romolo
Martius
Aprilis
Maius
Iunius
Quintilis
Sextilis
September
October
November
December
Il calendario contava soltanto 304 giorni. I giorni invernali non venivano assegnati a nessun mese, essendo per i romani poco rilevanti visto che l'attività bellica veniva sospesa in attesa della primavera. I primi quattro mesi erano dedicati alle divinità Marte, Afrodite, Maia e Giunone mentre per gli altri il nome ricordava la loro posizione nel calendario. Per questo motivo ancora oggi i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre si chiamano così nonostante non siano più il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese del calendario.

Nel 713 a.C. Numa Pompilio modificò il calendario aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio che vennero posti alla fine dell'anno, dopo dicembre. A febbraio, ultimo mese, furono assegnati 29 giorni.

Successivamente Giulio Cesare fissò l'inizio dell'anno il 1º gennaio e introdusse gli anni bisestili. Nell'anno 8 a.C., il Senato romano decise di rinominare il mese di sextilis in augustus, in onore dell'imperatore Augusto. Precedentemente era già stato fatto lo stesso con Giulio Cesare, rinominando quintilis in iulius. Siccome luglio aveva 31 giorni e agosto ne aveva 30, si decise di aggiungere un giorno ad agosto togliendolo a febbraio. Da allora febbraio conta soltanto 28 giorni.

 

 

indice



#26 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 25 maggio 2015 - 10:26

Quando è nato il calcio

 

Football_iu_1996.jpg

 

Il predecessore più simile al calcio attuale, di cui si hanno tracce fin dal II e III secolo a.C., fu il cinese tsu' chu[6] o cuju (蹴鞠T, cùjúP, letteralmente "palla spinta con il piede"), nel quale si doveva calciare una palla, riempita con piume e capelli, tra due canne di bambù: la porta non superava i 30–40 cm di larghezza.[6] Circa 500 o 600 anni dopo, in Giappone si giocava il kemari (tuttora praticato), nel quale l'obiettivo dei giocatori, disposti in cerchio, era evitare che la palla toccasse terra.[6]

Il calcio storico di Firenze
Nella Grecia del IV secolo a.C. si giocava l'episciro (dal greco episkyros); nella successiva epoca Romana prese il nome di harpastum, nel quale due fazioni dovevano portare una palla oltre la linea di fondo avversaria e nel quale prevaleva l'aspetto antagonistico e fisico rispetto a quello puramente agonistico.[6] I riferimenti successivi si trovano 700 anni dopo nel Medioevo, in Italia, dove venne probabilmente abbozzato il gioco del calcio attuale (anche se con caratteristiche più simili al rugby) e chiamato Calcio in costume o fiorentino. Nelle isole britanniche questo sport antenato del calcio, portato dai conquistatori romani, incontrò diverse opposizioni: nel 1314 il podestà di Londra lo dichiarò fuorilegge,[7] durante la Guerra dei cent'anni fu vietato a favore del tiro con l'arco; venne successivamente osteggiato da parte dei Puritani nel XVI secolo che lo consideravano "frivolo".[7] Lo sport rimase comunque praticato e non fu mai soppresso del tutto, finché non venne depenalizzato nel 1835 con il cosiddetto Highway Act, che vietò il gioco nelle strade pubbliche ma lo rese possibile negli spazi chiusi.[8]

La patria del calcio moderno fu quindi l'Inghilterra, e in particolare, i college britannici. Il calcio nacque infatti come sport d'élite: il football fu inizialmente praticato dai giovani delle scuole più ricche e nelle università.[9] Le classi erano sempre composte da dieci alunni, e a questi si aggiungeva il maestro che giocava sempre insieme a loro: nacque così la consuetudine di giocare in undici. Il "capitano" di una squadra di calcio è quindi una sorta di discendente del maestro che, in quanto tale, dirigeva la sua classe di alunni.[9] Le diverse scuole britanniche giocavano ognuna secondo le loro regole, spesso basilarmente diverse. Nel 1848, all'Università di Cambridge, H. de Winton e J.C. Thring, proposero e ottennero di fare una riunione con altri undici rappresentanti delle varie scuole e club inglesi (tra i quali Eton, Harrow, Rugby, Winchester e Shrewsbury) per trovare un punto d'incontro. La riunione durò otto ore e produsse un importante risultato: vennero infatti stilate le prime basilari regole del calcio, dette anche Regole di Cambridge.[10]

Una fase di gioco fra atleti dell'epoca pionieristica - Museo della Storia del Genoa, Genova
Il 24 ottobre 1857 a Sheffield, Nathaniel Creswick fondò la prima squadra di calcio della storia: lo Sheffield FC.[11] Ma il contributo di Creswick al gioco del calcio non si fermò qui: insieme a William Prest scrisse nel 1858 le Sheffield Rules (Regole di Sheffield), che si andavano ad aggiungere a quelle precedenti e introducevano nel gioco regole importanti come la durata della partita e la divisione della stessa in due tempi.[9] La città di Sheffield può essere considerata a tutti gli effetti la madre del calcio moderno dato che, dopo la fondazione del primo club, nella cittadina inglese si giocò la prima competizione di calcio della storia: la Youdan Cup, vinta dall'Hallam FC, il secondo club di calcio della storia.[12] Pochi anni dopo, il 26 ottobre 1863, a Londra venne fondata la Football Association, prima federazione calcistica nazionale che unificò definitivamente il regolamento.[13] Queste scelte posero fine al dubbio che riguardava la parte del corpo con la quale colpire la palla: il nuovo regolamento indicò chiaramente il gioco con i piedi e permise il gioco con le mani solo nel momento in cui era necessario catturare un pallone chiaramente indirizzato in porta, come su un calcio di punizione diretto.[13] Queste regole furono adottate da tutti eccetto che dalla scuola di Rugby, i cui rappresentanti furono chiaramente a favore di un gioco più fisico e che consentisse di toccare il pallone anche con le mani (fondatore di questa consuetudine, secondo la tradizione, fu William Webb Ellis). Si produsse così la divisione che portò alla nascita del rugby, sport che prese il nome dalla scuola che l'ha sviluppato.[10] Nel 1888 si tenne il primo campionato inglese, secondo la formula tuttora in vigore.[13]

Il calcio si espanse a macchia d'olio: in Inghilterra ben presto divenne lo sport per eccellenza della classe lavorativa e non solo di quella benestante, dato che uno sport divertente, semplice e stancante era l'ideale per sfogarsi dopo una settimana lavorativa.[13] Dall'Inghilterra, il calcio moderno venne esportato prima nelle vicine Scozia (1873), Galles (1876) e Irlanda del Nord (1880)[10] e successivamente in tutta Europa o per opera degli emigrati di ritorno dall'Inghilterra stessa (che furono tra i primi a conoscere il football) o su iniziativa degli stessi inglesi che si trovavano all'estero. Furono così fondate le federazioni in Europa e ovunque arrivava il commercio inglese (come Nuova Zelanda e Sud America).[10] Il fenomeno ormai era di dimensioni intercontinentali, e fu necessario adattare le istituzioni calcistiche e chiarire in maniera più dettagliata le regole: in questi anni infatti, continuavano a esistere svariate interpretazioni del gioco.[10] Anche a questo scopo, nel 1904 si costituì la Fédération Internationale de Football Association (FIFA), cui si affiliarono le varie Federazioni nazionali nate nel frattempo.[10]

Mappa che mostra la diffusione del calcio nel mondo. I paesi in verde sono quelli dove il calcio è lo sport numero uno per popolarità, viceversa gli stati rossi. Il rapporto giocatori/popolazione è espresso dall'intensità della colorazione. Sui paesi in giallo non vi sono i dati.
Secondo lo studio "Big Count 2006", svolto dalla FIFA nel corso del 2006 e pubblicato nel maggio 2007, in tutto il mondo ci sono 265 milioni di persone che praticano il calcio di cui 38 milioni tesserati per le varie società. Includendo anche gli arbitri e i funzionari il totale delle persone direttamente coinvolte nel calcio raggiunge i 270 milioni, ovvero circa il 4% della popolazione mondiale. Il continente con più giocatori in termini assoluti è l'Asia (85 milioni di calciatori), seguita da Europa (62), Africa (46), America del Nord (43), America del Sud (27) e Oceania (0,5) mentre in percentuale la maggior diffusione si ha in Europa, Nord e Sud America, dove le persone coinvolte rappresentano il 7% della rispettiva popolazione totale.

 

 

indice



#27 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 26 maggio 2015 - 05:48

Lo specchio tecnologico2463-SPECCHIO%20BUTTERFLY%20OVALE-BIANCOCybertecture Mirror, presentato in questi giorni ad Hong Kong, è un altro esempio di arredamento tecnologico (dopo lo Hyundai Monitor Table), in grado di trasformare un oggetto comunissimo in casa in un dispositivo con il quale essere connessi con il mondo. Dal bagno.

Cybertecture Mirror è in effetti uno specchio vero e proprio, ma è anche qualcos'altro, qualcosa di più: impermeabile e resistente al vapore, Cybertecture Mirror si trasforma infatti anche in uno schermo da controllare con l'apposito telecomando o con un'applicazione per smartphone.

La superficie trasformata in dispositivo tecnologico, dotato di casse stereo da 10 W e connessione wi-fi, rende quindi disponibili diverse applicazioni con cui interagire per ricevere messaggi, collegarsi a internet, leggere i feed, controllare il meteo e l'agenda, oppure per monitorare i progressi dell'attività fisica e della dieta, grazie alla fitness-tracking utility.

Cybertecture Mirror, probabilmente dotato di software proprietario, potrà essere pre-ordinato a partire da dicembre e sarà commercializzato dalla prossima primavera. Nonostante il prezzo esorbitante, pari a circa 6.000 euro, la compagnia produttrice prevede di venderne 2 milioni in tre anni.

 

 

 

indice



#28 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 27 maggio 2015 - 03:15

Chi ha inventato la lettera?

 

640px-Brief_Erzherzog_Johann_Anschrift.j

Le prime lettere avevano un carattere commerciale e furono scritte dai Sumeri intorno al 3000 a.C.[1] Erano costituite da tavolette di argilla che una volta scritte venivano essiccate al sole e poi ricoperte da un secondo strato di argilla fresca sul quale era impresso il nome e l'indirizzo del destinatario. Tali lettere contenevano documenti amministrativi, contratti di lavoro, affitti di terreni e vendite di derrate alimentari. La scrittura usata è detta "cuneiforme" in quanto composta da insiemi di segni a forma di cuneo risultanti dalle incisioni sull'argilla con un attrezzo a forma triangolare.

Sempre intorno al 3000 a.C. nell'Antico Egitto fu introdotto il metodo di scrittura basato su inchiostro, penna e papiro nel quale si può intravedere un primo tentativo di comporre le lettere tramite carta e penna. Tali lettere erano ancora di carattere commerciale. Gli egiziani usavano la scrittura geroglifica che combinava un insieme di elementi ideografici, sillabici e alfabetici.

In epoca Romana alcune lettere di carattere amministrativo furono scritte fondendole su tavole di bronzo. La scrittura usata nel mondo romano era "alfabetica" ovvero ogni simbolo corrispondeva alla lettera di un alfabeto. L'uso delle lettere come mezzo di comunicazione era tanto diffuso da giustificare lo studio di un sistema postale che trovò nel dominio di Augusto una delle sue massime espansioni.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Lettera con sigilli del 15 febbraio, 1362 da Magnusson di Håkan re di Svezia ai contadini di Österland
Con la fine dell'Impero Romano, la scrittura di lettere, se pure a carattere commerciale, tornò ad essere un gesto riservato a pochi alfabetizzati e quasi esclusivamente appartenenti al mondo religioso. Il papiro venne lentamente sostituito dalla pergamena. La chiusura e la frammentazione del territorio in tanti piccoli stati portò allo sviluppo di altrettanti metodi di scrittura legati al loro contesto politico; tra gli altri: la beneventana, la curiale romana, la merovingia, la alamannica e la visigotica.

Viene introdotto nelle lettere ufficiali l'uso del sigillo in piombo detto "bolla" con il quale si autenticavano le lettere papali. Intorno all'anno 1000 alle lettere in pergamena si affiancarono quelle in carta di uso corrente in tutto il mondo arabo. Si diffonde l'uso della scrittura carolina che era quella ufficiale dell'Impero carolingio.

Nel XIV secolo i mercanti presero l'abitudine di siglare le loro lettere con un proprio simbolo di riconoscimento che costituiva il "marchio" della famiglia di appartenenza. Tali simboli erano in genere stilizzazioni di oggetti, vegetali o lettere: un giglio stilizzato era il simbolo usato da Domenico Gigli alla fine del Trecento, il commerciante Felip Fibla usava due effe incrociate, Giovanni di Rinieri Peruzzi aveva scelto un pero stilizzato[2]. Tra i mercanti si forma anche la scrittura detta "mercantesca"[3] che è più povera esteticamente delle precedenti ma di gran lunga più pratica e semplice da usare.

Dal XV al XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]
Nel XV secolo si diffonde l'uso di sigillare le lettere con la "nizza"[4] ovvero una bandella di carta su cui talvolta è inciso un sigillo a secco. La nizza poteva anche essere bloccata con ceralacca. Durante il secolo la forma usuale della lettera è quella del "plico",[5] che consisteva in un foglio di carta piegato, sigillato ed inviato "allo scoperto" ovvero senza busta. L'indirizzo è scritto su una porzione di foglio lasciata appositamente in bianco e chiamata "sopraccarta".[5]

Nel Rinascimento si diffonde l'uso della carta e l'organizzazione dei servizi di posta a cura di Francesco Tasso producono un gran numero di lettere commerciali ad opera della borghesia che necessita di comunicazioni con luoghi lontani. Con questi nuovi supporti si diffonde anche l'uso delle frasi in lingua volgare apposte sui frontespi delle lettere ad incitare una più rapida consegna. Il termine più usato ad esortazione della rapidità era il latino "cito". Una lettera del 13 settembre 1542 scritta dal doge Pietro Lando conteneva "cito" per ben 14 volte.

Iniziano a viaggiare le lettere dirette nel "nuovo continente". Una delle prime giunte fino a noi è del 1538[6] e riporta l'ordine di Carlo V al viceré della Nuova Spagna Antonio Mendoza affinché venissero distrutti tutti i templi e gli idoli degli Indios. Con una successiva lettera, Carlo V dispone che tutti i frati fossero autorizzati a costruire edifici monastici. Con queste operazioni Carlo V intendeva convertire definitivamente la popolazione locale al culto cattolico.

Il 7 giugno 1579[7] Maria Stuarda sotto arresto da un decennio, scrive una lettera al suo carceriere Sir George Bowes chiedendo il permesso di inviare in Scozia il suo segretario affinché si accertasse dello stato di suo figlio Giacomo ancora tredicenne. Sorprendentemente nella lettera usa uno stile confidenziale poco consono al carattere che l'aveva conttraddistinta ed alla forma nobiliare.

Una lettera del 15 novembre 1582[8] scritta dal dottore Hubert de la Vallée a Margherita d'Austria, informa sulla salute e sulla condotta che deve seguire Filippo II di Spagna, facendo giungere a noi un ritratto intimo di uno dei più potenti uomini dell'epoca ma anche quelle che erano considerate preziose informazioni mediche come la raccomandazione di sorbire un brodo di cappone prima di ogni pranzo.

Lettera con sigillo in ceralacca.
Nel XVII secolo inizia a svilupparsi l'abitudine di inserire le lettere in una busta[9] grazie anche alla riduzione del prezzo della carta. Vengono diffusi anche sigilli alternativi alla nizza e alla ceralacca come ad esempio i fili di seta. Per esortare una consegna più rapida si abbandona il latino "cito" ed in Italia viene adottato il termine "subito". Si sviluppa l'abitudine di lasciare uno spazio bianco tra la prima riga del testo, che deve contenere "l'intitolazione" ovvero il titolo del destinatario, ed il corpo vero e proprio della lettera. Diventa buona regola lasciare tanto spazio bianco quanto più si vuol significare la propria sottomissione. Nell'Archivio di Stato di Modena sono presenti alcune lettere che lasciano un intero foglio per un messaggio di sole tre righe[10] a significare prostrazione estrema. Al contrario vi era la lettera "in riga" che poneva destinatario e mittente in pari dignità.

La necessità di comunicare tramite lettera è tanto pressante che porta allo studio di metodi facilitanti questa pratica; tra questi si ricordano gli "AQ" veneziani introdotti nel 1608: interi postali usati principalmente per lettere provenienti dalle magistrature. Dalla Francia si diffonde la moda degli "enveloppe": pezzi di carta sagomanti in base alla forma del plico ed i cui lembi erano piegati in modo da formare un effetto appuntito.[11]

Con l'introduzione dei timbri nel 1661 da parte di Sir Henry Bishop compaiono sulle lettere i primi segni di timbratura. Tra i religiosi si attesta l'abitudine di sigillare le lettere usando un'ostia[12] ma era ritenuta sconveniente se la missiva era rivolta ad un superiore; nel qual caso era d'obbligo l'uso della ceralacca.

Nel XVIII secolo inizia una nuova alfabetizzazione di massa che allarga l'uso delle lettere anche a nuovi ceti sociali. Scompare lentamente l'uso del latino e si afferma l'uso delle lingue nazionali. In Svezia e Finlandia la corrispondenza urgente veniva dotata di una piuma d'uccello incastrata nel frontespizio con la ceralacca[13] In Italia compare per la prima volta il termine "Espresso" scritto accanto all'indirizzo di destinazione ma il riferimento non era al noto servizio postale bensì all'incaricato che consegnava la posta in maniera celere. Il 30 dicembre 1707 Amalia Guglielmina di Brunswick e Lüneburg imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico, scrive da Vienna al cardinale Leandro di Colloredo presso la sua sede di Roma rispondendo agli auguri di prosperità inviatigli precedentemente[14]. La lettera è considerata un tipico esempio di corrispondenza nobiliare europea. La calligrafia è corredata da vistosi ornati e la lingua usata è ancora il latino. Nel 1715 Isidoro Nardi nel suo manuale "Il segretario principiante" divideva le lettere in undici classi:[15] lettere di buone feste, di partecipazione, di avviso, di congratulazioni, di raccomandazione, di negozio, di informazione, di presentazione, di condoglianze, di scuse e familiari. Nel 1759[16] nelle cancellerie vescovili e nelle segreterie degli ordini religiosi per sigillare le lettere erano usate ostie colorate.

Il 17 giugno 1792[17]Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena indirizza una lettera a Ferdinando I delle Due Sicilie ed alla sorella Maria Carolina d'Asburgo-Lorena che le è consorte, per congratularsi della nascita di Alberto Filippo Maria loro quindicesimo figlio. Per Maria Antonietta è un periodo critico in quanto prigioniera in una Francia rivoluzionaria che la tiene prigioniera e nello stile gioioso della lettera lascia trapelare una nascosta richiesta di aiuto appellandosi alla "Regina" come "mia carissima sorella".

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]
Durante l'Ottocento si cominciarono a produrre fogli di carta da lettere sottili che poi prenderanno il nome di "veline"[18]. In Inghilterra prenderà il nome di "Bath Post" e sarà di un colore bianco brillante ad eccezione della azzurra che verrà prodotta miscelando all'impasto della carta sali di cobalto. Nel 1816 Domenico Milone pubblica "il perfetto manuale epistolare" con l'intento di ripristinare l'uso della cortesia aristocratica nelle lettere, che era venuta meno con l'avvento giacobino e napoleonico.

Nel 1820 il commerciante di carta inglese Brewer di Brighton inizia a produrre e vendere su grande scala le buste di carta per le lettere. L'uso delle buste fu però criticato in quanto non consentivano l'apposizione dei bolli postali certificanti sul foglio.[5]

Con l'introduzione del francobollo nel 1840 a seguito della riforma postale di Rowland Hill le lettere divengono il più diffuso mezzo di comunicazione di massa. La capillare diffusione dell'alfabetismo contribuisce ad un maggior uso della lettera anche per questioni personali e private come le corrispondenze dei militari impegnati in battaglia. Per esortare l'urgenza vennero usate espressioni come "di preme" o "pressatissimo" ma in genere queste erano appannaggio di commercianti e banchieri. La forma della lettera continua ad essere il plico, l'apposizione del francobollo avviene nella sopraccarta.[5]

Nel 1819 il Regno di Sardegna introduce una carta bollata che poteva essere usata come lettera pagata dal mittente: il "Cavallino di Sardegna". Le missive erano affidate a diligenze per l'inoltro a destinazione e spesso sul frontespizio appariva la scritta "pronto recapito". Il 23 luglio 1841[19] venne spedita una lettera da Stoccolma che raggiunse Cremona il 5 agosto. Al suo interno era stampata in litografia una cornice raffigurante i principali monumenti di Berlino. Tali lettere erano stampate a nome "Edizioni della ditta Rocca in Berlino" e rappresentano un primo tentativo di invio di immagini illustrate per posta.

Il 3 aprile 1848[20] Demetrio Galli della Mantica, giovane ufficiale dei Bersaglieri, scrive una lettera alla madre mettendola al corrente della situazione in cui incombe essendo coinvolto nella battaglia di Goito. Purtroppo fu il primo dei due ufficiali caduti durante il conflitto e la lettera rimane a testimonianza della Prima guerra di indipendenza italiana.

Nel 1859 il Regno Lombardo-Veneto istituisce il servizio espresso e dota i propri uffici postali di un timbro con la dicitura "LETTERA PER ESPRESSO". Nel 1866 il Vocabolario della Crusca registra per la prima volta l'uso del termine "busta" come custodia per i fogli di carta da lettera.[5]

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]
Durante il Novecento lettere divengono testimonianza diretta dei due conflitti mondiali che hanno interessato il secolo, ma anche splendidi reperti delle nuove conquiste spaziali.

In Italia dopo il 1930 per facilitare l'uso della posta aerea verrà prodotta una speciale carta da lettere leggerissima grazie alla quale con la busta è possibile mantenere il peso al di sotto dei 5 grammi nei quali era previsto lo scaglione d'uso con la tariffa postale più bassa.[21]

Il 16 gennaio 1969, ad opera dell'U.R.S.S. avvenne il primo incontro nello spazio tra due mezzi di trasporto. Le due navicelle Sojuz 4 e Sojuz 5 si agganciarono consentendo il trasbordo da una all'altra di uomini ed oggetti provenienti della Terra. Tra gli oggetti vi erano anche due lettere: una privata e scritta dalla moglie dell'astronauta Vladimir Aleksandrovič Šatalov ed una ufficiale ed affrancata con un francobollo da 10 centesimi. Šatalov fu quindi il primo uomo a ricevere corrispondenza nello spazio.

 

 

 

indice



#29 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 28 maggio 2015 - 05:35

Mayra, ecco la donna con il seno più grande del mondo

Mayra, ha il seno rifatto più grande al mondo Mayra Hills
 

Mayra Hills è una modella di origine tedesca, nota con il nome d'arte Belshine, e possiede con orgoglio il seno più grande al mondo. Viene da chiedersi quante operazioni chirurgiche si siano rese necessarie per raggiungere l'incredibile peso di 16 kg. Nonostante l'ingombrante zavorra, Mayra si tiene in forma e vive una vita apparentemente normale. 20150113_88018_tettonag5.jpg

 

 

 

indice



#30 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 29 maggio 2015 - 02:38

La sigaretta

800px-Papierosa_1_ubt_0069.jpeg

La nascita della sigaretta è controversa. Fu, forse, inventata dai soldati musulmani che, durante l'assedio di San Giovanni d'Acri (nell'odierno Israele) del 1831-2, pare sostituissero al narghilè i tubetti di carta svuotati della polvere da sparo con del tabacco sminuzzato manualmente. Altri ne attribuiscono l'invenzione ad alcuni soldati inglesi, sbarcati sempre a San Giovanni d'Acri nel 1840 in seguito all'azione militare contro l'Egitto. Costoro, privi di pipe e di tabacco, fabbricarono speciali sigarette ricorrendo a foglie di tè arrotolato. L'arrivo nel mondo moderno, non tanto della sigaretta quanto dell'uso di inalare il fumo prodotto dalla combustione delle foglie di tabacco, avvenne l'8 novembre 1587 quando Sir Walter Raleigh portò in Gran Bretagna, allora sotto il regno di Elisabetta I d'Inghilterra, delle foglie di tabacco e altri vegetali provenienti dalle terre adiacenti al fiume Orinoco. Nel 1885 James Buchanan Duke iniziò la produzione e la commercializzazione delle moderne sigarette prodotte industrialmente.

 

 

 

indice



#31 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 30 maggio 2015 - 06:18

Sette meraviglie del mondo

meraviglie-moderne.jpg

 

Anche se erano stati compilati altri elenchi più antichi, la lista canonica deve risalire al III secolo a.C., poiché comprende il Faro di Alessandria, costruito tra il 300 a.C. e il 280 a.C., e il Colosso di Rodi, crollato per un terremoto nel 226 a.C..

Tutte costruite più di 2000 anni fa, furono contemporaneamente visibili solo nel periodo fra il 250 a.C. ed il 226 a.C.; successivamente andarono ad una ad una distrutte per cause diverse; solo l'imponente Piramide di Cheope, la più antica di tutte, sopravvive ancora oggi. Esse erano situate in Egitto (2), Grecia (2), Asia Minore (nell'attuale Turchia) (2) e Mesopotamia (nell'attuale Iraq).

Tra i testi conservati il più antico che nomina le sette meraviglie è una poesia di Antipatro di Sidone (Anthologia graeca, IX, 58) scritta intorno al 140 a.C..

Alle sette meraviglie è dedicata l'opera intitolata De septem orbis spectaculis, erroneamente attribuita a Filone di Bisanzio ma molto più tarda (probabilmente del V secolo d.C.).

Vengono anche chiamate le sette meraviglie classiche oppure le sette meraviglie antiche per distinguerle dalle sette meraviglie moderne proposte in tempi più recenti.

Le sette meraviglie antiche

  • La Piramide di Cheope a Giza (Egitto): la più antica fra le sette meraviglie e l'unica che sopravvive ancora oggi. Rappresenta la glorificazione delle imprese del faraone.
  • I Giardini pensili di Babilonia (Mesopotamia): dove si racconta che la regina Semiramide raccogliesse rose fresche durante tutto l'anno.
  • La Statua di Zeus a Olimpia (Grecia): grandiosa testimonianza di arte religiosa, opera dello scultore greco Fidia.
  • Il Tempio di Artemide ad Efeso (Turchia).
  • Il Colosso di Rodi (Grecia): enorme statua bronzea situata nell'omonima isola.
  • Il Mausoleo di Alicarnasso (Turchia): monumentale tomba dove riposa il satrapo Mausolo, situata ad Alicarnasso.
  • Il Faro di Alessandria: (Egitto): costruzione che rischiarava la via ai mercanti che si approssimavano al porto.

Durante i Giochi della XXVII Olimpiade, svoltisi nel 2000 a Sydney, lo svizzero-canadese Bernard Weber lanciò un referendum mondiale via internet per determinare le "Nuove sette meraviglie del mondo" fra 17 opere architettoniche. L'iniziativa raccolse ben presto un enorme successo. La lista delle 17 opere candidate - in seguito a notevoli pressioni delle opinioni pubbliche dei Paesi di tutto il mondo - aumentò fino a superare il numero di 150, mentre la chiusura del sondaggio venne ripetutamente posticipata.

A partire dal 2004, i voti sono potuti pervenire anche via telefono o (in alcuni Paesi) via SMS. Durante i Giochi della XXVIII Olimpiade, Atene 2004, venne resa nota la nuova strutturazione dell'iniziativa. La prima fase della votazione, che comprendeva le 17 opere iniziali e le opere successivamente inserite, terminava il 24 dicembre 2005.

Le prime 77 opere in ordine di voti furono così sottoposte al vaglio di sette giudici internazionali (fra cui l'ex presidente dell'UNESCO Federico Mayor Zaragoza).[1] Tra le 77 candidate erano tre le costruzioni presenti in Italia: il Colosseo (4° più votato), la Torre pendente di Pisa (7° più votata), il Palazzo Ducale di Venezia (26°). Nella lista delle candidate erano presenti e classificate come costruzioni italiane anche la Basilica di San Pietro (61°) e la Cappella Sistina (69°), che tuttavia sorgono sul suolo della Città del Vaticano.[2]

Il 1º gennaio 2006, i sette giudici resero note le 21 opere "finaliste"[3] (fra cui l'unica antica meraviglia ancora esistente, le Piramidi di Giza, in seguito esclusa dalla votazione e nominata "Candidata onoraria").[4]

La scelta ufficiale delle Sette Meraviglie del Mondo avvenne a Lisbona il 7 luglio 2007, scelta per la ricorsività del numero 7 (07/07/07).[5]

L'iniziativa era principalmente a scopo di lucro, poiché le selezioni erano svolte mediante voti gratuiti e a pagamento, via telefono o via internet. Su tali selezioni i primi voti erano gratuiti e riservati a membri registrati; i quali potevano successivamente guadagnare voti aggiuntivi da usare (per votare anche più volte lo stesso monumento), mediante pagamento di una somma alla NOWC. In aggiunta la NOWC si finanzia con donazioni private, vendita di prodotti (cappellini, maglie, ecc.) e con i ricavati sui diritti televisivi. Inoltre la stessa società promotrice non è classificata come "no-profit" o fondazione.

La società che ha curato il concorso, ha risposto alle critiche annunciando che impiegherà metà del denaro ricavato in questi anni per finanziare diverse opere di restauro, tra cui quella per la ricostruzione delle statue dei Buddha di Bamiyan in Afghanistan.

 

Le sette meraviglie del mondo moderno

  • Grande muraglia cinese Cina 
  • Petra Giordania Giordania
  • Cristo Redentore Brasile 
  • Machu Picchu Perù 
  • Chichén Itzá Messico 
  • Colosseo Italia 
  • Taj Mahal India

Gli altri finalisti[modifica 

Localizzazione dei 21 siti finalisti
Piramidi di Giza,[4] Giza, Egitto Egitto, III millennio a.C.
Acropoli di Atene, Atene, Grecia Grecia, V secolo a.C.
Alhambra, Granada, Spagna Spagna, XII secolo d.C.
Angkor Wat, Angkor, Cambogia Cambogia, XII secolo d.C.
Moai dell'isola di Pasqua, Isola di Pasqua, Cile Cile, X-XVI secolo d.C.
Torre Eiffel, Parigi, Francia Francia, 1887-1889
Hagia Sophia, Istanbul, Turchia Turchia, 532-537
Tempio di Kiyomizudera, Kyōto, Giappone Giappone, VIII secolo d.C.
Cremlino e Piazza Rossa, Mosca, Russia Russia, 1156-1850
Castello di Neuschwanstein, Füssen, Germania Germania, 1869-1886
Statua della Libertà, New York, Stati Uniti Stati Uniti, 1886
Stonehenge, Amesbury, Regno Unito Regno Unito, III-II millennio a.C.
Teatro dell'opera di Sydney, Sydney, Australia Australia, 1973
Timbuctu, Timbuctu, Mali Mali, XII secolo d.C.

 

 

indice



#32 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 02 giugno 2015 - 05:11

La musicassetta

1024px-CassetteAndMicrocassette.jpg

La musicassetta fu immessa sul mercato nel 1963 dalla Philips. In origine era costituita da una certa quantità di nastro magnetico della BASF racchiusa in un guscio protettivo in materiale plastico. Il numero di tracce registrabili sul nastro dipendeva dalle testine del registratore adoperato.

Con i primi modelli monofonici era possibile registrare una traccia per ogni senso di scorrimento: una registrabile e riproducibile come lato "A", l'altra come lato "B" capovolgendo la cassetta nel lettore, in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. In seguito si passò alla stereofonia con due tracce per lato e si ebbero anche modelli semiprofessionali a quattro tracce per un solo lato, con cui operare registrazioni multitraccia. Esistevano altri sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo8) ma la musicassetta si affermò col supporto della Philips denominato Compact Cassette e lanciato sul mercato nello stesso anno (1963).

La produzione di massa cominciò nel 1965 ad Hannover in Germania e contestualmente iniziò la vendita di nastri preregistrati. L'avvento di supporti digitali (CD audio in primis) ha portato circa quarant'anni dopo alla cessazione pressoché totale di tale massiccia produzione e distribuzione.

Inizialmente il cambio dal lato "A" al lato "B" avveniva manualmente, estraendo la cassetta dal lettore e riposizionandola al contrario, poi si diffusero riproduttori con doppia testina in grado di invertire automaticamente lo scorrimento del nastro a fine riproduzione (funzione di autoreverse).

 

 

indice



#33 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 03 giugno 2015 - 06:25

Ponte più lungo
1024px-Akashi_Bridge.JPG
Il ponte di Akashi-Kaikyō (Akashi-Kaikyō Ōhashi o 明石海峡大橋 in giapponese) è il ponte sospeso più lungo del mondo. È alto 282,8 m e lungo 3 911 metri. La sua campata principale è lunga ben 1 991 metri. Inaugurato il 5 aprile 1998, unisce la città di Kobe sull'isola di Honshū all'isola Awaji.

Indice  

Iniziato a costruire nel 1980 (la fase di progettazione era durata i venti anni precedenti), è stato inaugurato nel 1998 e il 17 gennaio 1995 ha resistito al terremoto di Kobe di intensità 6,8 della scala Richter,[1] quando già erano state issate le due torri (alte ciascuna 300 metri) e l'epicentro del sisma era localizzato proprio nella faglia nello stretto di Akashi. Le due torri non subirono danneggiamenti estremi (sebbene il terremoto abbia fatto oltre 15 000 vittime nel paese), ma la torre sud si spostò di 120 cm, e i lavori ripresero soltanto dopo un mese. Il governo giapponese ha fatto costruire due appositi siti atti a contenere i modelli in scala 1:100 delle due torri e sottoporli alle apposite prove nella galleria del vento in modo da sopportare venti fino a 150 km/h.

I due cavi sospesi che sorreggono le campate sono composti ciascuno da 290 trefoli e la teleferica che li ha installati ha dovuto quindi fare 290 viaggi per cavo, dopo che il primo trefolo è stato tirato grazie ad un cavo in kevlar posato da un elicottero da una sponda all'altra. Poiché notoriamente il problema principale di questi cavi d'acciaio è la corrosione, ognuno dei due cavi è sottoposto ad un getto d'aria 24 ore su 24 per scongiurare il pericolo dell'umidità.

Attesa la enorme dimensione del ponte, risulta che l'80% della sua capacità portante[2] è impegnata a reggere il peso proprio dell'opera mentre solo il restante 20% è destinato a sostenere il traffico stradale. Il progetto iniziale prevedeva anche il traffico ferroviario che fu, successivamente, per ragioni non note, soppresso.

 

 

 

indice



#34 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 04 giugno 2015 - 06:14

Per sempre giovani con 10 alimenti miracolosi che allungano la vita
cibi-salutari-nuovi_980x571.jpg
I 10 cibi anti-age, indispensabili per combattere l’invecchiamento
Invecchiare è la cosa più naturale e difficile del mondo e tutti vorremmo riuscire ad arrestare il tempo. C’è chi farebbe un patto col diavolo chi – più realisticamente – cerca l’aiuto della chirurgia estetica. In realtà uno dei migliori sistemi per rallentare l’invecchiamento è un’alimentazione sana.
Basta inserire nella dieta i cibi giusti per riuscire a: rigenerare le cellule, allontanare il rischio disidratazione e dare il benservito al cedimento dei tessuti.

Ci sono 10 alimenti che con le loro proprietà allungano la vita e non possono mancare sulla nostra tavola se vogliamo restare giovani. Ecco l’elenco:

Bacche di Goji: piccoli frutti rossi che arrivano dalla Cina e dalle valli Himalaiane, del Tibet e della Mongolia. Sono un concentrato  di vitamina C, betacarotene e oligoelementi, considerate tra le fonti di cibo naturale più ricche di nutrienti e antiossidanti esistenti sulla Terra. Ne bastano alcuni tutte le mattine: un vero miracolo
Te’ verde: ricco di polifenoli e catechine, ha un potente effetto drenante e anti-ossidante oltre a essere un valido aiuto per prevenire il cancro
Olio extra vergine di oliva: ricco di acidi grassi insaturi, contiene anche beta-carotene (provitamina A), tocoferoli (vitamina E) e una serie di sostanze antiossidanti importantissime per l’aspetto nutrizionale e antivecchiamento (antagonisti dei radicali liberi). Importanti sono anche i fitosteroli per l’assorbimento del colesterolo
Miele di Ulmo: antibatterico naturale, si ricava da un albero – l’ulmo – originario del Cile, ha proprietà antiossidanti ed è in grado di inibire batteri pericolosi come lo Staffilococco e il famigerato Escherichia coli
Quinoa: pianta erbacea del Perù, buona fonte di fosforo, potassio e manganese. Contiene dosi elevate di magnesio e più calcio del latte. Ricca di proteine, non contiene glutine, ma amminoacidi in grado di metabolizzare l’insulina
Amaranto: apporta tutti i benefici dei cereali ma non contiene glutine, ricco di proteine e vitamine è altamente digeribile e ideale per chi non consuma carne
Carciofi:  fondamentali per la purificazione di fegato e reni, contengono ferro e cinarina, che riesce ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue. Digestivi e diuretici, grazie all’acido clorogenico sono anche ottimi antiossidanti
Crusca: fornisce un apporto di nutrienti fondamentale per favorire il transito intestinale, in particolare le fibre che prevengono il tumore al colon. Provoca senso di sazietà ed è consigliata nei regimi dietetici.
Kiwi: hanno più vitamine delle arance, pochissime calorie e rafforzano il sistema immunitario. Ideali contro lo stress e per rimettersi in forze
Agar-Agar: è un’alga che aiuta la regolarità intestinale e gonfiandosi nello stomaco modera l’appetito.

 

 

indice



#35 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 05 giugno 2015 - 10:20

Il vetro

vetro1.jpg

Secondo Plinio il Vecchio (nel suo trattato Naturalis Historia), il primo utilizzo del vetro risale al III millennio a.C. in Fenicia. Nel XXI secolo a.C. il vetro veniva impiegato in Egitto per produrre stoviglie, altri utensili e monili (detti perle di vetro). Intorno al 1000-500 a.C. risalgono piccoli vasi in vetro ritrovati in India e Cina.

Le prime finestre in vetro furono progettate nell'antica Roma per adornare le dimore nobiliari.[senza fonte]

Nella metà del I secolo a.C. fu sviluppata la tecnica del soffiaggio, che ha permesso che oggetti prima rari e costosi divenissero molto più comuni. Durante l'Impero Romano il vetro fu plasmato in molte forme, principalmente vasi e bottiglie. I primi vetri erano di colore verde a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata.

Nel V-VII secolo d.C. si sviluppa l'uso del mosaico in vetro nell'arte bizantina. Oggetti in vetro risalenti ai secoli VII e VIII sono stati rinvenuti sull'isola di Torcello, vicino a Venezia.

Una svolta nella tecnica produttiva si è avuta intorno all'anno 1000, quando nel nord Europa la soda fu sostituita con la potassa, più facilmente ottenibile dalla cenere di legno. Da questo momento i vetri del nord differirono significativamente da quelli originari dell'area mediterranea, dove si è mantenuto l'impiego della soda.

L'XI secolo vide l'emergere, in Germania, di una nuova tecnica per la produzione di lastre di vetro per soffiatura, stirando le sfere in cilindri, tagliando questi ancora caldi e appiattendoli quindi in fogli. Questa tecnica fu poi perfezionata nel XIII secolo a Venezia (centro di produzione vetraria del XIV secolo), dove furono sviluppate nuove tecnologie e un fiorente commercio di stoviglie, specchi ed altri oggetti di lusso. Alcuni vetrai veneziani si spostarono in altre aree d'Europa diffondendo così l'industria del vetro.

Fino al XII secolo il vetro drogato (cioè con impurità coloranti come metalli) non fu impiegato.

Nel 1271 lo statuto chiamato Capitolare di Venezia tutelava la manifattura del vetro veneziano, proibendo che venissero importati vetri dall'estero e negando ai vetrai stranieri la possibilità di operare a Venezia. Nel 1291 viene decretato il trasferimento delle vetrerie da Venezia all'isola di Murano, in modo da confinare eventuali incendi.

A Venezia alla fine del XIII secolo, si fa risalire l'invenzione degli occhiali con lenti in vetro quando i "cristalleri" della Serenissima, per le lenti da vista, iniziarono a sostituire il berillo, utilizzato fino ad allora, con il vetro.

Al 1369 risale la produzione di specchi a Murano.

Nel 1450 Angelo Barovier inventa il "cristallo" a Murano, ottenendolo a partire dal vetro con l'aggiunta di sodio e manganese.

Manifattura artigianale del vetro (1850 circa)
Il processo di produzione Crown fu impiegato a partire dalla metà del XIV secolo fino al XIX secolo. In questo processo, il soffiatore fa ruotare circa 4 kg di massa vetrosa fusa all'estremità di una barra fino ad appiattirla in un disco di circa 1,5 metri di diametro. Il disco viene quindi tagliato in lastre.

Nel XVII-XVIII secolo nasce il cristallo di Boemia.

Il vetro veneziano ebbe un costo elevato tra i secoli X e XIV, fino a che gli artigiani riuscirono a mantenere segreta la tecnica. Ma intorno al 1688 un nuovo processo di fusione fu sviluppato ed il vetro divenne un materiale molto più comune. L'invenzione della pressa per vetro nel 1827 diede inizio alla produzione di massa di questo materiale.
La tecnica a cilindri fu inventata da William J. Blenko all'inizio del XX secolo.

Risale al 1903 la prima macchina per la realizzazione delle bottiglie su scala industriale.

Nel 1913 viene messo a punto il procedimento Fourcault per la realizzazione del vetro tirato, seguito nel 1916 dal metodo Libbey-Owens e nel 1925 dal metodo Pittsburg.

Le decorazioni sono incise sul vetro per mezzo di acidi o sostanze caustiche, che corrodono il materiale. Tradizionalmente l'operazione è svolta da artigiani esperti dopo che il vetro è stato soffiato o colato. Nel 1920 fu sviluppato un nuovo metodo consistente nello stampaggio diretto delle decorazioni sul vetro fuso. Questo ha permesso di abbattere i costi di produzione e assieme alla diffusione dell'uso di vetri colorati, portò ad un uso più diffuso delle stoviglie in vetro intorno al 1930.

Intorno al 1928 risale la nascita del vetro di sicurezza.

Nel 1936 vengono realizzate le prime fibre di vetro.

Negli anni sessanta viene messo a punto il processo float per la produzione di vetri piani

 

 

indice



#36 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 08 giugno 2015 - 06:12

Quando è nata la scrittura

CunEnv.jpg

È generalmente accettato che la vera scrittura della lingua sia stata inventata indipendentemente in almeno due luoghi: Mesopotamia (in particolare, dagli antichi Sumeri) intorno al 3200 a.C. e in Mesoamerica intorno al 600 a.C. Sono noti diversi scritti mesoamericani, il più antico dei quali è degli Olmechi o Zapotechi del Messico.

Si è dibattuto se i sistemi di scrittura siano stati sviluppati in modo completamente indipendente in Egitto intorno al 3200 a.C. e in Cina intorno al 1200 a.C., o se la comparsa della scrittura in uno o entrambi i posti siano stati dovuti a diffusione culturale (cioè il concetto di rappresentazione del linguaggio utilizzando la scrittura, anche se non le specificità di come un tale sistema funzionasse, venne portato dai commercianti da una civiltà già alfabetizzata).

I caratteri cinesi sono molto probabilmente un'invenzione indipendente, perché non vi è alcuna prova di contatti tra la Cina e le civiltà letterate del Vicino Oriente, ed a causa delle differenze fra gli approcci di rappresentazione fonetica fra la Mesopotamia e la Cina. I geroglifici egizi sono dissimili dalla scrittura cuneiforme mesopotamica, ma somiglianti nei concetti e nella più antica attestazione suggeriscono che l'idea della scrittura possa essere arrivata in Egitto dalla Mesopotamia.[3] Nel 1999 apparve su Archaeology un articolo che sosteneva il fatto che i primi geroglifici egiziani risalivano al 3400 a.C. "... sfidando la convinzione diffusa che i primi logogrammi, simboli pittografici che rappresentano un luogo specifico, un oggetto, o quantità, si siano evoluti in più complessi simboli fonetici in Mesopotamia."[4]

Un dibattito simile circonda la scrittura indu dell'età del bronzo (civiltà della valle dell'Indo) nell'India antica intorno al 2200 a.C, con le riserve aggiuntive che la scrittura è ancora indecifrata e non è ancora chiaro se si tratta di una vera scrittura, o se invece sia una sorta di proto-scrittura o sistema di segni non linguistici.

Una ulteriore possibilità è l'indecifrata Rongorongo, scrittura dell'Isola di Pasqua. Si è discusso se questo sia un vero sistema di scrittura, e se lo è, se è ancora un altro caso di diffusione culturale della scrittura. L'esempio più antico è, del 1851, 139 anni dopo il loro primo contatto con gli europei. Una spiegazione è che lo scritto è stato ispirato dal proclama spagnolo che sanciva l'annessione dell'isola nel 1770.[5]

Esistono diversi altri casi noti di diffusione culturale della scrittura, dove il concetto generale di scrittura è stato trasmesso da una cultura all'altra, ma le specifiche del sistema sono stati sviluppati in modo indipendente. Esempi recenti sono il sillabario Cherokee, inventato da Sequoyah, e il Pahawh Hmong sistema per scrivere la lingua Hmong.

 

 

 

indice



#37 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 11 giugno 2015 - 08:50

Chi inventò il water

Google_toilet.jpg

 

L'invenzione del vaso sanitario sembra da attribuirsi all'inglese Alexander Cummings.

Sistemi a seduta con risciacquo continuo, per certi versi analoghi ai vasi attuali, erano diffusi nel mondo romano antico. Importanti ritrovamenti archeologici a Ostia, Ercolano, Pompei e persino presso il Vallo di Adriano hanno consentito di evidenziarne anche un aspetto di costume per il quale le azioni esplicatevi si suppongono effettuate collettivamente con naturalità.

Grazie ad una scoperta archeologica pare che in Cina, attorno all'anno 1, fossero usati servizi igienici molto simili agli attuali. In una tomba della dinastia Han (dal 206 a.C. al 24 d.C.) è stato ritrovato un locale con un sistema per sedersi e raccogliere l'acqua[senza fonte].

In Occidente invece l'invenzione del water viene attribuita allo scrittore John Harington, figlioccio di Elisabetta I d'Inghilterra. Il vaso era collocato in un piccolo ambiente, denominato water closet che, tradotto in italiano, significa propriamente "ripostiglio per l'acqua"[6] e non vaso sanitario, nonostante water closet e la sua abbreviazione, w.c. o WC, siano spesso usati - sebbene erroneamente - per indicare non solo l'ambiente chiuso, ma lo stesso vaso.

Nel 1590, sir Harlington ideò un marchingegno fornito di un serbatoio a torre contenente acqua. Un rubinetto a mano faceva affluire l'acqua in un serbatoio più piccolo, mentre una botola a valvola faceva defluire l'acqua di scolo in un pozzo nero.

L'invenzione destò interesse nel pubblico, ma Harlington ebbe la sventurata idea di parlare del progetto in un suo libro, contenente allusioni di cattivo gusto. Le divagazioni allusive non piacquero alla regina Elisabetta, che bloccò la realizzazione del rudimentale vaso sanitario e non volle più saperne dell'ingegnoso figlioccio.

Una inserzione pubblicitaria del 1892 che mostra un vaso sanitario provvisto di sciacquone a catenella (introdotto nel 1886)
Nel 1738, J.F. Brondel riprese l'invenzione di Harlington proponendo delle modifiche. Nel 1775 Alexander Cummings, orologiaio inglese, aggiunse al progetto di Harlington un sifone a livello della valvola che grazie alla continua presenza di acqua eliminava definitivamente il problema degli odori, ottenendo in questo modo un gran successo.

Nel 1777, Joseph Preiser apportò ulteriori migliorie alle valvole. Nel 1883 in Francia fece la sua comparsa la tazza del water così come la conosciamo oggi. Nel frattempo in molti paesi si era diffuso il semplice buco detto “alla turca” sul quale ci si accovacciava, evitando così problemi di tipo igienico. Dal 1739 a Parigi comparirono toilette separate per donne e uomini mentre sono del 1824 le prime toilet pubbliche.

Nel 1886 l’inglese Thomas Crapper (dal cui cognome, erroneamente, si ritiene che derivi il termine inglese "to crap", in realtà ben più antico [7]) inventò lo sciacquone sopra la tazza, ovvero un serbatoio di 10 litri che grazie a delle leve ed a un tirante con catenella di ferro, scaricava e puliva il gabinetto.[8]

Il water rappresentò un importante progresso igienico in quanto consentì di liberarsi in modo efficiente di materiali ad alto contenuto batterico che altrimenti potrebbero favorire l'insorgenza e la diffusione di malattie ed infezioni nonché la prolificazione di topi e insetti.

Nel Medioevo, quando era sconosciuto il water e non erano sistematicamente diffuse le fognature, gli escrementi erano generalmente depositati in vasi di coccio spesso vuotati direttamente dalle finestre, trasformando così le strade cittadine in luoghi maleodoranti e in cattive condizioni igieniche.

 

 

indice



#38 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 13 giugno 2015 - 06:03

Scoperto pianeta abitabile simile alla Terra

kepler-186f%20pianeta%20simile%20terra%2

 

Lo ha annunciato la Nasa. Dista 500 anni luce.
 

La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
1 / 7
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
Kepler-186f fa parte di un sistema di cinque pianeti.
Kepler-186f si trova a 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno.
Kepler-186f potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.
La missione Kepler della Nasa ha lo scopo di cercare pianeti simili alla Terra.
La Terra vista dallo Spazio: immagine della sonda Rosetta.
Il globo terrestre visto dallo Spazio.
La Nasa ha scoperto Kepler-186f, pianeta abitabile in orbita attorno a una stella nana.
La Nasa ha annunciato la scoperta di un pianeta abitabile simile alla Terra, in orbita attorno a una stella nana, a una distanza che potrebbe consentire la presenza di acqua liquida in superficie.
Il nuovo corpo celeste, chiamato Kepler-186f, fa parte di un sistema di cinque pianeti in orbita attorno alla stella Kepler-186, più fredda e circa la metà per dimensioni e massa del nostro Sole.
ZONA ABITABILE. Il nuovo sistema si trova a circa 500 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno. Kepler-186f è il pianeta più esterno e l'unico ad orbitare nella cosiddetta 'zona abitabile', ossia a una distanza dalla sua stella compatibile con la presenza di acqua liquida in superficie. Quest'ultima caratteristica è considerata un presupposto fondamentale per la vita.
COMPLETA LA SUA ORBITA IN 130 GIORNI. Kepler-186f è stato identificato dall'occhio del più celebre 'cacciatore di pianeti' della Nasa, il telescopio spaziale Kepler. Il nuovo pianeta è più grande del 10% rispetto alla Terra e, Secondo i calcoli della Nasa, completa la sua orbita in 130 giorni. La distanza che lo separa dalla sua stella è pari a quella che c'è tra il Sole e Mercurio: si trova dunque nella cosiddetta 'zona abitabile', ossia nella regione in cui riceve luce e calore tali da poter mantenere acqua liquida sulla sua superficie.

Per la coordinatrice della ricerca, Elisa Quintana, dell'istituto Seti e del Centro di ricerche Ames della Nasa, il pianeta potrebbe ricevere dalla sua stella la giusta dose di luce e calore, perché l'acqua possa esistere allo stato liquido.
Per questo motivo Kepler-186f è molto diverso dagli altri pianeti simili alla Terra finora scoperti. Questi ultimi sono infatti troppo vicini alla loro stella per poter avere acqua liquida. Kepler-186f è il primo pianeta roccioso identificato nella zona abitabile ad avere dimensioni del tutto simili a quelle della Terra.
C'È TEMPO PER LE REAZIONI BIOCHIMICHE. In ogni caso, poiché il pianeta ruota intorno ad una stella piccola e piuttosto fredda, viene considerato più come un cugino della Terra che non un suo gemello. Le nane rosse sono molto numerose nella Via Lattea e hanno caratteristiche che le rendono particolarmente interessanti agli occhi dei 'cacciatori' di vita nello spazio, come la loro longevità: ciò significa che c'è più tempo disponibile affinché sulla superficie dei pianeti circostanti avvengano le reazioni biochimiche necessarie alla nascita e all'evoluzione della vita. D'altro canto, però, le stelle più piccole sono in genere più attive ed emettono quantità maggiori di radiazioni.

La Terra e Kepler-186f messi a confronto dalla Nasa.

Acqua e piante: ecco come potrebbe essere Kepler-186f secondo gli scienziati della Nasa.

 

 

 

indice



#39 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 15 giugno 2015 - 07:15

Compasso

bc9b1d51daff6ad871907103fc43e252.png

 

L’INVENZIONE
Nel corso del Rinascimento (fig.1) furono molti i tentativi di elaborare uno strumento universale (fig.2) che permettesse di eseguire agilmente calcoli aritmetici e operazioni geometriche. (fig.3) L’esigenza era sentita soprattutto in campo militare dove la tecnologia delle armi da fuoco richiedeva sempre più precise cognizioni matematiche. A queste esigenze rispondono i primi compassi di proporzione (fig.4) messi a punto nella seconda metà del XVI secolo, tra i quali alcuni singolari strumenti noti col nome di “radio latino” (fig.5) o “proteo militare”(fig.6). Il compasso geometrico e militare di Galileo appartiene a questa categoria di strumenti. Inventato a Padova nel 1597, lo strumento è da mettere in relazione anche all’attività di Galileo (fig.7) in seno all’Accademia Delia, (fig.8) fondata nella città veneta per l’istruzione matematica dei giovani nobili destinati alla carriera militare. (fig.9) Le sette linee proporzionali tracciate sulle gambe del compasso e le quattro scale segnate sul quadrante, consentivano di effettuare con estrema facilità ogni sorta di operazione aritmetica e geometrica: dal calcolo degli interessi all’estrazione delle radici quadrate e cubiche, dal disegno dei poligoni al calcolo di aree e volumi, dalla misura dei calibri al rilevamento del territorio. Tra il 1598 e il 1604, Galileo istruì all'uso del suo compasso alcuni sovrani europei, (fig.10) quali il Principe Giovanni Federico di Alsazia, l'Arciduca Ferdinando d'Austria, il Langravio Filippo di Assia e il Duca di Mantova.

LA FORTUNA DELLO STRUMENTO
Il successo dello strumento spinse Galileo a divulgare ulteriormente la sua invenzione. Nel 1606 pubblicò 60 copie de Le operazioni del compasso geometrico e militare (fig.11), vendendole privatamente insieme ad altrettanti esemplari dello strumento. (fig.12) La produzione dei compassi, dalla quale Galileo ricavò sostanziosi profitti, fu affidata a un artigiano che lo scienziato ospitò per alcuni anni nella propria abitazione. La pubblicazione del trattato suscitò subito grande interesse, tanto da provocare un’aspra polemica nel mondo accademico sulla paternità dell’invenzione. Già nel 1607 Baldassarre Capra, uno degli studenti di Galileo, tentò di accreditarsi l’invenzione dello strumento negli ambienti più colti, pubblicando un trattato in latino sulle sue operazioni (fig.13). Altri detrattori di Galileo (fig.14) tentarono di attribuire il primato dell’invenzione al matematico olandese Michel Coignet, e molte furono le varianti dello strumento (fig.15) che, con l’aggiunta di nuove linee proporzionali, ne estesero successivamente i campi di applicazione. Specifici trattati (fig.16) furono scritti da Michel Coignet che lo chiamò “compasso pantometro”, da Muzio Oddi che lo chiamò “compasso polimetro”(fig.17), da Ottavio Revesi Bruti che, dotandolo solo di linee proporzionali per il disegno degli ordini architettonici, lo chiamò “archisesto”(fig.18), da Girard Desargues e altri matematici francesi che, dotandolo di linee proporzionali per il disegno prospettico, lo chiamarono “compasso ottico o di prospettiva”. Numerose varianti (fig.19) furono elaborate per tutto il XVII e XVIII secolo, mentre nel corso del XIX secolo, il compasso di proporzione fu gradualmente sostituito dalla diffusione di raffinatissimi regoli calcolatori (fig.20) che sopravvissero negli studi tecnici degli ingegneri, degli architetti e dei geometri fino al recente avvento del computer.

 

 

 

indice



#40 Guest_deleted32173_*

Guest_deleted32173_*
  • Guests
Reputazione: 0

Inviato 17 giugno 2015 - 04:36

Il caffè

800px-A_small_cup_of_coffee.JPG

Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all'Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, sostiene che il miglior caffè sia quello di Mokha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l'indizio per individuarne il luogo d'origine.

Esistono molte leggende sull'origine del caffè. La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge, poi le macinò e ne fece un'infusione, ottenendo il caffè.[senza fonte]

Un'altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto il quale, sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell'Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera (come la Sacra Pietra della Mecca) creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze.[senza fonte] Esiste anche una leggenda che narra di un incendio in Abissinia di piante selvatiche di caffè che diffuse nell'aria il suo fumo per chilometri e chilometri di distanza.[senza fonte]

Diffusione in Medio Oriente, Europa e America[modifica | modifica wikitesto]

Kofetarica (la bevitrice di caffè) del 1888 di Ivana Kobilca (1861-1926), Museo nazionale di Lubiana.
Nel XV secolo la conoscenza della bevanda a base di caffè si estese fino a Damasco, al Cairo per arrivare infine ad Istanbul, dove il suo consumo avveniva nei luoghi d'incontro dell'epoca.

Nella sua opera Sylva sylvarum, pubblicata postuma nel 1627, Francesco Bacone fornisce per primo una descrizione di questi locali in cui i turchi siedono a bere caffè, paragonandoli alle taverne europee[3].

I primi a descrivere in Europa la pianta di caffè furono: in Germania, il botanico Léonard Rauwolf, con un libro pubblicato nel 1583 e in Italia, il marosticense Prospero Alpini, nel suo libro De Medicina AEgyptiorum datato 1591.[4] Nella rappresentazione di Prospero Alpini mancano però le bacche della pianta di caffè, che furono descritte in Europa solo nel 1605 da Charles de L'Écluse, direttore allora del giardino botanico di Vienna.

Per i suoi rapporti commerciali in Vicino Oriente, Venezia fu la prima a far uso del caffè in Italia, forse fin dal XVI secolo; ma le prime botteghe del caffè furono aperte solo nel 1645 ed il medico e letterato Francesco Redi nel suo Bacco in Toscana già cantava:

« Beverei prima il veleno
Che un bicchier che fosse pieno
Dell'amaro e reo caffè »
Nel XVII secolo, a Londra ed a Parigi una libbra di caffè veniva pagata fino a 40 scudi. L'uso si andò poi via via generalizzando per crescere fino all'immenso consumo che se ne fa tuttora.

Verso il 1650, cominciò ad essere importato e consumato in Inghilterra e si aprirono di conseguenza i primi caffè (intesi come circoli e bar e detti in inglese coffeehouse), come ad esempio quelli di Oxford e di Londra. Nel 1663 in Inghilterra vi erano già 80 coffeehouse, cresciuti vertiginosamente fino a superare le 3000 unità nel 1715. I caffè divennero presto luoghi di nascita e diffusione di idee liberali, e furono frequentati da letterati, politici e filosofi, diffondendone l'uso in tutta Europa. Nel 1670 aprì il primo caffè a Berlino e nel 1686 a Parigi.

Nel 1684 Franciszek Jerzy Kulczycki, soldato delle truppe del re polacco Jan III Sobieski, che era giunto in Austria per salvare Vienna dall'assedio dei Turchi, dopo la liberazione della città, aprì in questa la prima bottega del caffè, fra le prime in Europa. Costui utilizzò all'inizio i sacchi di caffè abbandonati dall'esercito ottomano in fuga.
Nel 1689 venne inaugurato il primo caffè negli Stati Uniti, a Boston, denominato London Coffee House. Seguì il The King's Arms, aperto a New York nel 1696.

Nel Settecento ogni città d'Europa possedeva almeno un caffè. Il caffè iniziò ad essere coltivato in larga scala nelle colonie britanniche e in quelle olandesi (in Indonesia). La Compagnia olandese delle Indie Orientali incominciò a coltivare il caffè già nell'ultimo decennio del XVII secolo, presso Giava utilizzando semi provenienti dal porto di Mocha, nello Yemen. Nel 1706 alcune piantine di caffè vennero trasferite da Giava al giardino botanico di Amsterdam; da lì, nel 1713, una pianta raggiunse la Francia.

Nel 1720 Gabriel de Clieu, un ufficiale della marina francese, salpò alla volta dei Caraibi con due piantine di caffè di cui solo una sopravvisse arrivando alla colonia francese della Martinica. Da lì, nei decenni seguenti, le piante si diffusero rapidamente in tutto il Centroamerica: Santo Domingo (1725), Guadalupa (1726), Giamaica (1730), Cuba (1748) e Porto Rico (1755).

Nello stesso periodo, precisamente nel 1718, gli olandesi portarono il caffè in un'altra loro colonia, la Guiana Olandese (attuale Suriname) da cui, nel 1719 entrò nella Guiana Francese e di qui penetrò infine in Brasile, dove, nel 1727, vennero create le prime piantagioni. L'industria nelle colonie dipendeva esclusivamente dalla pratica della schiavitù, abolita solo, peraltro formalmente, nel 1888.

Fu Carlo Linneo, botanico svedese a cui si deve la diffusione del sistema di classificazione degli organismi in genere e specie, a proporre per primo il genere Coffea nel 1737.

 

 

indice







Anche taggato con informazione, cultura, guinness, scienza

0 utente(i) stanno leggendo questa discussione

0 utenti, 0 visitatori, 0 utenti anonimi